(Dal sito internet de La Repubblica, edizione di Torino)
LA SCURE sul sistema camerale piemontese è calata davvero. Ieri la giunta della Camera di commercio di Torino ha approvato il bilancio preventivo del 2015 e ha messo nero su bianco i tagli che sarà costretta a mettere in pratica l’anno prossimo. A subire la sforbiciata maggiore saranno le erogazioni in favore di altri soggetti, ossia i fondi che servono a sostenere le cosiddette “aziende speciali” e le principali attività di promozione per le imprese torinesi: su questo capitolo di spesa il bilancio 2014 era di 14 milioni, ma dall’anno prossimo diventeranno appena quattro.
Del resto, la Camera di commercio non aveva alternative, perché il governo ha imposto che dal 1° gennaio 2015 il diritto camerale, ossia la somma versata annualmente da ogni azienda, venga ridotto del 35 per cento (per scendere alla metà nel 2017). Tradotto in numeri, significa che questa voce di entrata nel 2015 si aggirerà attorno ai 30 milioni, cioè 15,6 milioni meno dell’anno in corso. Ecco perché il presidente Vincenzo Ilotte preferisce analizzare il fenomeno sotto un’altra prospettiva: “A fronte di una riduzione simile siamo comunque riusciti a mettere insieme quattro milioni per salvare almeno una parte delle nostre attività. Li investiremo sulle nostre aziende speciali, nelle quali crediamo moltissimo, e in interventi per favorire l’internazionalizzazione, il turismo e la formazione”.
I quattro milioni sono stati recuperati grazie a una profonda revisione interna dei costi, che consentirà di risparmiare appunto una somma attorno ai cinque milioni. Ed è forse questo uno dei pochi aspetti positivi della “riforma” imposta dal governo: “Non mi esprimo sulla sua bontà, però la conseguenza è che ora i privati hanno più risorse e che il sistema camerale è stato obbligato a mettersi in discussione”, commenta Ilotte.
Come verranno utilizzati i quattro milioni? Una parte andrà a beneficio delle due aziende speciali, che però incasseranno un sostegno inferiore del 30-40 per cento rispetto a quello del 2014. Ne farà le spese il personale, ecco perché nei prossimi giorni sono in programma nuovi incontri con i sindacati per capire come ridurre al minimo l’impatto sulla vita dei dipendenti, attraverso una qualche forma di contratto di solidarietà. Una partita delicata, in cui la giunta della Camera di Commercio ha scelto di schierare i due vice di Ilotte: ieri Bruno Graglia è stato nominato presidente del Centro congressi Torino Incontra, mentre Andrea Talaia ha preso il timone del Laboratorio chimico.
Gli altri due milioni circa serviranno per salvare almeno alcuni dei progetti messi in piedi dall’ente camerale in questi anni. Nulla è ancora stato deciso nello specifico, ma per ora si parla di mantenere in vita, almeno in forma ridotta, iniziative come i Maestri del Gusto e il marchio Yes per gli alberghi, e di continuare a dare un piccolo supporto a Turismo Torino, nella speranza di recuperare qualche altra risorsa nel corso del 2015, ma anche di varare un nuovo progetto di formazione, rivolto ai giovani.
La Camera di commercio ha poi ridotto il contributo che dà a Unioncamere Piemonte, che ieri a sua volta ha approvato un’ipotesi di bilancio 2015 con una riduzione del 38 per cento rispetto all’anno in corso. Anche in questo caso il taglio peserà sul personale, una delle poche voci tagliabili: “Abbiamo in mente – spiega il segretario Paolo Bertolino – alcuni modi per affrontare la questione e nei prossimi giorni ci confronteremo con i sindacati. Il 2015 sarà un anno di transizione, in cui capiremo cosa prevede la riforma per le Unioni regionali. Mi auguro che tutti capiscano che quanto proponiamo è a fin di bene”. L’altra voce che Unioncamere Piemonte taglierà è la sua quota nel Ceip, il Centro
estero per l’internazionalizzazione: la quota nel consorzio (che copre una parte delle spese di gestione) verrà dimezzata e non verrà stanziato nulla per i progetti, come invece accadeva in passato. La speranza è che la Regione, l’altro socio forte del Ceip, riesca a tappare i buchi: “Bisogna capire – dice Ilotte – se e come la giunta vuole promuovere l’internazionalizzazione, altrimenti occorrerà ripensare il modello”
(Stefano Parola)