LA STAMPA

TORINO. Le famiglie piemontesi sono mediamente più povere perché hanno ridotto le entrate, ma soprattutto sono molto spaventate e quindi limitano gli acquisti all’essenziale. È questo il quadro che emerge dalle analisi di Bankitalia basate sulle spese in queste prime settimane di Fase 2. Lo scontrino medio cala di un terzo: che si tratti di alimentare o di abbigliamento la tendenza è di una generale flessione dei consumi. Gli acquisti, però, sono più mirati: chi entra nei negozi lo fa per acquistare ciò che serve.

Difficile che si possa mantenere un livello di spesa media mensile per le famiglie torinesi di 2.541 euro, come – con poche oscillazioni – negli anni scorsi. Ora si stima un calo sugli acquisti che potrebbe arrivare anche a 300 euro a famiglia. E si prevede una riduzione particolarmente marcata degli acquisti considerati comprimibili, come viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatro, che rappresentano circa il 20% del paniere di spesa. Consumi che intendono ridurre anche oltre il 40% delle famiglie che non hanno subito perdite di reddito per l’emergenza.

A confermare l’andamento dei bassi consumi ci sono i dati relativi ai depositi bancari. Già nelle scorse settimane Teresio Testa, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, aveva segnalato: «In banca aumentano i depositi». Un elemento che emerge con forza nella rilevazione effettuata dalla sede torinese della Banca d’Italia. Il valore dei depositi al 31 gennaio 2020 in Piemonte era pari a 86,4 milioni. A febbraio è salito a 86,9 milioni ma a marzo è schizzato a 88,6 milioni. Non è da considerarsi un elemento vantaggioso, spiega il direttore del Centro Einaudi, Giuseppe Russo. «I depositi bancari in crescita porterebbero a pensare che non manca il potere di spesa. Ma non è così perché non sono distribuiti in parti uguali. Questa crisi ha colpito una famiglia su cinque, la situazione di disagio è concentrata», sottolinea l’economista. «Bisogna suscitare gli acquisti e questo si può fare riducendo l’incertezza sulla stabilità lavorativa», aggiunge. In pratica si spende di meno perché si guadagna di meno (o si teme che i propri guadagni possano diminuire) ma questo abbatte i consumi. «Bisogna spingere le famiglie che possono spendere a farlo», commenta Russo. La ripresa, quindi, ruota intorno alla necessità di mantenere stabile l’occupazione. «Il flusso di reddito deve essere certo per non aumentare il risparmio precauzionale e far ritornare il livello di spesa a quello pre Covid».

«Oltre a calare i redditi, cala anche il valore dei titoli. C’è stato un crollo dei mercati azionari. Tutte le famiglie che avevano investito, ad esempio nei titoli di Stato, hanno diminuito la propria ricchezza. Quindi c’è una fuga dal rischio e la tendenza ad avere i risparmi liquidi», aggiunge Roberto Cullino, dell’Ufficio Studi torinese di Bankitalia. Inoltre diminuisce la capacità di far fronte ai debiti. «Il 38% delle famiglie ha dichiarato di avere difficoltà a pagare la rata dei mutui nonostante le moratorie in corso», sottolinea Cullino, Le famiglie piemontesi sono storicamente più restie ad indebitarsi e più prudenti. Ma ora questo atteggiamento rischia di rallentare ulteriormente interi settori economici.