BERNARDO BASILICI MENINI
LA STAMPA

 

«Il mercato è morto da tempo, perché nessuno ha voluto salvarlo. E se le cose non cambieranno ce ne andremo anche noi». Francesco Bronti e sua moglie hanno il banco della frutta in via Don Michele Rua. Insieme a loro, c’è rimasto soltanto un altro operatore. In quello che fino a qualche anno fa era un presidio di quartiere molto frequentato, oggi rimangono in due. «Tranne il sabato, quando viene anche una formaggiaia» precisano. Intorno a loro regna la desolazione delle strisce gialle, fatte per delimitare lo spazio degli altri stalli. Vuoti. A cui sta per aggiungersene un altro, visto che la coppia si è data una scadenza precisa. Dietro a questa decisione, raccontano, non c’è solo la deriva dei mercati periferici, attanagliati dalla crisi di settore.

 

«La verità è che non ci vogliono più qui: il Comune, tre anni fa, ci ha detto che era cambiata la normativa e che se non ci fossimo spostati avremmo dovuto pagare noi la pulizia. Eppure, il servizio non è più passato». Quello che manca, insomma, è qualsiasi tipo di aiuto: «Non chiediamo beneficenza, ma che qualcuno della Città venga qui a rendersi conto della situazione, così potremmo spiegargli quali sono i problemi e vedere insieme come risolverli». Se uno guarda da lontano quello che è rimasto del mercato, vede i due carretti spinti in un angolo. La lunga fila che prima ospitava una quarantina di banchi è completamente vuota, e anche di giorno le auto la usano come un parcheggio.

La sensazione è quella di una catena a cui piano piano sono saltati tutti gli anelli, meno gli ultimi due. Addio quelli, addio mercato. «Quando l’assessore al Commercio, Alberto Sacco, si è presentato la prima volta, ci ha detto che era assurdo che pagassimo così tante tasse. Poi, tutto è rimasto lettera morta. Almeno fino a che non ci siamo trovati cinquemila euro da pagare, visto che il Comune aveva conteggiato male il costo del plateatico».