Un anno fa, Fiva aveva scritto direttamente alla Sindaca Appendino per sollecitare un intervento su Porta Palazzo, al fine di allontanare una quindicina di abusivi che, in occasione del Ramadan, avevano occupato parte dell’area vicino alla tettoria dei casalinghi.

 

Era seguito anche un incontro congiunto con tutte le Associazioni di Categoria, l’Assessore al Commercio Sacco e l’Assessore alla Polizia Municipale Finardi, al termine del quale si era deciso che per l’anno successivo, cioè il 2018, le Associazioni avrebbero avvisato in tempo il Comune, che avrebbe predisposto un piano per non permettere sin dall’inizio della festività religiosa le occupazioni abusive. Fiva, ad inizio aprile 2018, ha scritto agli Assessori una lettera per rammentare l’impegno assunto oltre un anno fa. Poco sotto pubblichiamo l’articolo de La Stampa che recentemente ha dato notizia della presenza del mercato abusivo anche quest’anno.

 

 

La Stampa online

E’ quasi il tramonto. Mentre gli ultimi raggi di sole illuminano le vetrate dei tettoia dell’orologio di Porta Palazzo, quell’angolo di piazza si rianima di venditori e clienti. Rispuntano pedane, cavalletti, cassette. È il mercato «dell’After Hours», animato da un pugno di ambulanti che si fa spazio mentre le bancarelle ufficiali vengono smontate tra rumori di ferraglia e spazzole pulitrici. È il mercato del dopo ramadan. Un mercato abusivo, ma non per questo meno affollato e suggestivo.

 

Gli ultimi controlli
Scoccate le 19, appena l’ultimo presidio della polizia municipale lascia piazza della Repubblica, si rialza il sipario delle vendite. Tutto a un euro o poco più. Datteri, dolci al miele, latte fermentato, yogurt, focacce. E anche angurie, meloni, fragole, insalata. Sorrisi, strette di mani. «Questo mercato è per il ramadan», dicono gli ambulanti. I clienti sono per lo più i fedeli che dopo il tramonto posso interrompere il digiuno, il sacro precetto per ogni buon musulmano.

I venditori arrivano alla spicciolata, con macchine e carretti strapieni di merce. Si dispongono sotto la tettoia dei casalinghi, distendono i teli sul selciato, montano i banchi di legno. Voci, suoni di clacson, odori di città. Una Porta Palazzo in miniatura, ma senza grida. «Un euro a cassetta. Tutto a un euro», dice chi vende frutta e verdura. Una signora anziana, con un sorriso rassicurante, cerca di convincere i passanti a fermarsi. Seduta su una sedia che quasi scompare sotto la sua mole, mostra ciò che ha cucinato. «C’è il pane normale e poi c’è la focaccia», spiega.

 

Il cibo fatto in casa
Le focacce sono morbide e umide. «Le preparo io nel pomeriggio. La ricetta è semplice: olio, farina, sale, acqua». I venditori sono una trentina, a centinaia i clienti. Tanti musulmani, qualche curioso che si informa: «Questa torta sembra squisita. Non ha il latte, vero? Sono allergica». Ci sono i succhi di frutta in bottiglie di Sprite, ci sono le spezie, ci sono le foglie di menta. «Lei non fa il ramadan?», chiede un ragazzo. Al mattino vende al mercato di Porta Palazzo, nel tardo pomeriggio viene a fare la spesa prima di rompere il digiuno. «Qui trovo tutto quello di cui ho bisogno per preparare piatti tipici. Provi questi dolci, si chiamano chebakia».

 

Le proteste
Chi abita nel quartiere scuote la testa. Qualcuno si affaccia ai balconi a lato della piazza e protesta. «Non raccontiamoci storie: è un mercato abusivo», sbottano. «Per non parlare degli alimenti che vengono venduti, senza etichetta, senza controlli igienici, e dei vestiti usati o contraffatti che compaiono tra i teli. Potremmo andare avanti a elencare i reati che vengono commessi sotto i nostri occhi, a denunciare gli schiamazzi, a indicare i rifiuti abbandonati in strada». I residenti s’infuriano. «Siamo stufi. È così ogni anno, e inutilmente segnaliamo. Ci hanno ascoltato solo i vigili della zona».

 

Il presidio
La polizia municipale ha disposto un presidio sino alle 19. «Facciamo ciò che possiamo, con il personale che abbiamo a disposizione», spiegano dalla sezione di Porta Palazzo. «Non abbiamo uomini a sufficienza per sostenere un doppio turno». I venditori, invece, assicurano che la loro è un’attività isolata. «Veniamo un mese all’anno, solo in occasione del ramadan». Ma dalle moschee prendono le distanze. «Queste persone, con il nostro digiuno, non c’entrano nulla», sottolinea Brahim Baya dell’Associazione Islamica delle Alpi. «Noi ci muoviamo nella legalità. Se qualcuno, al termine della giornata di ramadan, vuole offrire del cibo, deve farlo gratuitamente e nel rispetto della legge». Ma in quell’angolo le offerte sembrano soltanto svendite. «Tutto a un euro».