Il presidente di Confcommercio al Messaggero: “questa nuova fase di lockdown a macchia di leopardo produrrà danni gravissimi con un costo economico e sociale che non è più sostenibile”. “Gà congelate le partenze di fine anno, crisi gravissima”.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, è in arrivo un secondo lockdown con chiusure regionali?
«La salute è il primo fronte di questa guerra ed è certamente il bene primario. Ma c’è anche il secondo fronte dell’economia. Questa nuova fase di lockdown a macchia di leopardo produrrà danni gravissimi con un costo economico e sociale che non è più sostenibile».
I dati sul fronte epidemiologico sono negativi.
«Occorre spiegare dati alla mano, perché si ritenga di dovere intervenire limitando l’esercizio di tante attività, che peraltro hanno adottato i necessari e concordati protocolli di sicurezza. Spiegare, inoltre, quanto si è fatto e quanto resta da fare per la scuola ed i trasporti locali, per la sanità territoriale ed i presidi ospedalieri. Ma spiegare significa anche confrontarsi, ricercando una convergenza sulle scelte necessarie che richiedono il contributo di tutte le forze politiche e sociali per costruire un percorso e una prospettiva condivisa. Esattamente, quel che, purtroppo, oggi manca».
Meglio quindi una stretta ora che il blocco totale dopo?
«Guardi che gli effetti già ci sono, visto che si prospetta un vero e proprio congelamento delle partenze da qui a Capodanno, già accantonate da oltre il 60% degli italiani, Ma prevediamo un’ulteriore e gravissima ripercussione. Solo per i settori del commercio non alimentare, ristorazione, turismo, e i comparti della ricreazione e dello spettacolo, rischiano la scomparsa quasi 270 mila imprese nel 2020, numero molto probabilmente destinato a crescere».
Cosa è mancato nell’azione di governo fino ad oggi in termini di programmazione e prevenzione?
«Ci troviamo di fronte ad una delle crisi più gravi, difficili e complesse della nostra storia. Serve un piano strategico che vada oltre il perimetro dell’emergenza immediata. Servono più programmazione e più coordinamento per risolvere la crisi della sanità territoriale ed ospedaliera. Programmazione e coordinamento – punti critici della capacità del nostro Paese di fare sistema – stanno registrando tutto lo stress dell’impatto della pandemia. Ma bisogna reagire con maggiore determinazione e continuità: perché disperazione e rabbia crescono. Precauzione, adeguatezza e proporzionalità sono i principi di riferimento per il contrasto dell’emergenza Covid 19. Principi ineccepibili».
In sostanza, cosa chiedete?
«Oggi più che mai è fondamentale che vengano messi in campo indennizzi adeguati con procedure semplici e immediate. E moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive. Ma servono ristori a fondo perduto con dotazioni e rimborsi rafforzati. Insomma, riaprire e ripartire, deve essere l’obiettivo e l’impegno condiviso. Nessuno deve essere lasciato senza risposte e senza aiuto. Questa volta sbagliare è davvero vietato. Ne va della tenuta sociale del Paese».
Dal Messaggero del 10 novembre 2020