Si informa che il Ministero della salute, in data 27 aprile 2018, ha pubblicato sul proprio sito internet una circolare che interviene nuovamente sulla questione delle buste di plastica per alimenti e che riprende integralmente quanto già espresso dal Consiglio di Stato con il parere n. 859 del 29 marzo 2018.

 

Nel parere si legge, infatti, che “fermo restando il primario interesse alla tutela della sicurezza e igiene degli alimenti, è possibile per i consumatori utilizzare nei soli reparti di vendita a libero servizio come frutta e verdura, sacchetti monouso nuovi dagli stessi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti, senza che gli operatori del settore alimentare possano impedire tale facoltà né l’utilizzo di contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore”.

 

Ad avviso del Ministero della Salute non sembra possibile per l’esercizio commerciale vietare tale facoltà, gravando peraltro su di esso un obbligo di controllo su tutti i fattori potenzialmente pregiudizievoli per la sicurezza dei prodotti compravenduti all’interno del punto vendita e, quindi, anche sugli eventuali sacchetti che il consumatore intende utilizzare portandoli dall’esterno.

 

In virtù di tale obbligo di controllo l’esercizio commerciale, può vietare l’utilizzo di sacchetti autonomamente reperiti dal consumatore qualora non conformi ai criteri fissati dalla normativa perché: non monouso, utilizzati in precedenza (e pertanto non nuovi), deteriorati (mancanza di integrità), non idonei a venire in contatto con gli alimenti o non rispondenti alle caratteristiche ambientali previste dall’articolo 9-bis del decreto legge 20 giugno 2017, n. 91 (convertito dalla legge 3 agosto 2017, n. 123).

 

Occorre evidenziare, da ultimo, che i chiarimenti forniti dal Ministero della Salute sono da ritenersi attualmente non operativi in quanto subordinati alla valutazione del Ministero dello sviluppo economico.

 

Si legge, infatti, testualmente nella circolare in commento: “Tuttavia, non si può sottacere la presenza di possibili criticità connesse alla diversità di peso dei contenitori alternativi alle buste acquistati dal consumatore, che impedirebbe una esatta pesatura del prodotto alimentare. Infatti, le bilance in uso negli esercizi commerciali sono tarate in modo da sottrarre dal peso di frutta e verdura la tara del sacchetto messo a disposizione del cliente (4-6 gr circa). L’uso dei contenitori alternativi acquistati al di fuori degli esercizi commerciali impedirebbe il calcolo corretto della tara. Su tali possibili criticità si reputa opportuno acquisire l’avviso del Ministero dello sviluppo economico, le cui valutazioni sono da considerarsi rilevanti ai fini dell’operatività dei chiarimenti forniti con la presente circolare.”

 

“Gli imprenditori del commercio si trovano di fronte ad una situazione kafkiana. Devono far fronte ad una circolare del Ministero della Salute che, da una parte, li obbliga ad accettare i sacchetti portati da casa dai consumatori e, dall’altra, a verificare che gli stessi siano conformi alle leggi, nuovi, biodegradabili ed integri. Questa procedura oltre ad attribuire responsabilità improprie agli imprenditori può alterare le condizioni igienico-sanitarie degli esercizi commerciali e produrre danni alla salute. E’ evidente che questo provvedimento va corretto e che i sacchetti devono essere venduti esclusivamente all’interno dei negozi”: così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

 

“La Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione, che rappresenta non soltanto il piccolo dettaglio tradizionale, ma anche buona parte della distribuzione organizzata, non ha alcuna intenzione di rimanere passiva nei confronti della recente circolare del Ministero della Salute. Ci riferiamo ovviamente alla possibilità di permettere ai consumatori di portare da casa shopper biocompostabili per l’asporto di alimenti”: interviene così il presidente Fida e vicepresidente Confcommercio, Donatella Prampolini Manzini, sulla circolare ministeriale del 30 aprile sui sacchetti per gli alimenti disponibili a libero servizio nei punti vendita.

 

“La soluzione prospettata dal Ministero – continua Prampolini Manzini – è totalmente avulsa dalla realtà e non tiene minimamente conto delle dinamiche che avvengono all’interno di un esercizio commerciale”.

 

“Siccome chi ha scritto la circolare – spiega il presidente Fida – evidentemente non ha la minima idea di quello a cui ci riferiamo, vogliamo scriverlo in maniera semplice e chiara, con esempi concreti per rappresentare l’assurdità della proposta. Primo: i sacchetti biocompostabili utilizzati dagli esercizi commerciali sono ceduti ai consumatori sottocosto nella quasi totalità dei casi. Non si capisce quindi dove sarebbe la convenienza dei consumatori, visto che la circolare stessa impone le stesse caratteristiche ai sacchetti portati da casa. Secondo: la stragrande maggioranza dei negozi della media e grande distribuzione ha reparti ortofrutta self service; pertanto non c’è un operatore che potrebbe farsi carico di verificare l’idoneità dei sacchetti. Terzo: anche nel caso in cui i sacchetti fossero idonei, bisognerebbe contraddistinguerli con un simbolo o un’etichetta; diversamente i cassieri, che mai sono le stesse persone che operano nel reparto ortofrutta, non saprebbero come fare a riconoscere i sacchetti portati da casa. Quarto: nelle bilance è stato preimpostato il costo del sacchetto, per cui occorrerebbe stornare manualmente in cassa ogni sacchetto, sempre che si sia risolto il problema di riconoscerli. Quinto: c’è il problema della tara, che è rinviato ad un altro Ministero, ma che non è risolvibile, perché, come detto prima, i reparti sono ormai quasi tutti a libero servizio, pertanto è improponibile dover mettere un addetto per assolvere a questo compito”.

 

“Riteniamo – conclude Donatella Prampolini Manzini- di aver spiegato chiaramente i motivi per cui stavolta diciamo no! Noi non accettiamo questa risoluzione. Siamo disponibili ad un confronto immediato per trovare assieme una soluzione, che sia percorribile e che metta fine a questa continua agonia dei sacchetti, che ogni volta in cui si placa, viene rinfocolata da soluzioni che hanno il solo effetto di creare confusione. Restiamo quindi in attesa di convocazione a brevissimo giro, ribadendo che daremo indicazione ai nostri iscritti di non dare seguito alla circolare”.