Il Consiglio dei ministri ha finalmente approvato il decreto ex aprile, poi battezzato maggio e ora ribattezzato dl Rilancio con le misure per sostenere lo sforzo sanitario del Paese alle prese con l’emergenza coronavirus e interventi per fronteggiare le conseguenze economiche che ne sono derivate a famiglie, lavoratori e imprese, a Comuni e territori. “Un testo complesso con oltre 250 articoli: 55 miliardi come due manovre, due leggi di bilancio”, ha affermato il premier Giuseppe Conte. Un decreto per porre le “basi del rilancio” per dirla con le parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Una maxi-manovra da 55 miliardi di euro per un saldo netto da finanziare di quasi 155 miliardi di euro che è stata messa a dura prova dagli scontri interni alla maggioranza in particolare sui migranti la cui regolarizzazione è poi entrata nel decreto, ma anche sulla ricapitalizzazione delle imprese con chi parlava di pericolo nazionalizzazioni mentre si attendeva semaforo verde dalla Commissione europea sugli aiuti di Stato. Un capitolo su cui Gualtieri ha ribadito che non c’è nessuna intenzione di interferire nella governance delle aziende e che sulla Cdp sono state “diffuse leggende urbane”, la Cassa depositi e prestiti “potrà” agire in imprese con oltre 50 milioni di fatturato “in situazioni di crisi e ristrutturazioni” ma “non si tratta di una nuova Iri”.
Una coperta che di fronte al dramma che il Paese sta vivendo era comunque troppo corta con tensioni tra i ministri sugli stanziamenti dei vari capitoli. E tra governo e parti sociali: a tale proposito Gualtieri ha sottolineato che l’impegno più rilevante del decreto è nei confronti delle aziende: è “un impegno senza precedenti” quello che punta a “favorire le ricapitalizzazioni di imprese e contribuire ad assorbire le perdite del sistema delle imprese, con misure molto innovative per le piccole e le medie e anche le più grandi”, sottolinea. Lo stop dell’Irap per le imprese fino a 250 milioni di fatturato, prosegue Gualtieri, è frutto del “dialogo” con le categorie. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, rivendica che dei 55 miliardi in campo, “oltre 25” vanno alla tutela di “milioni di lavoratori e famiglie”.
E così i grandi capitoli di spesa: circa 10 miliardi alla proroga della Cig, 12 miliardi per i pagamenti dei debiti dei Comuni e degli enti territoriali, oltre 4 miliardi al rinnovo del bonus autonomi confermato a 600 euro per aprile e che salirà a 1000 euro a maggio, circa 500 milioni per il sostegno di colf e badanti. Alla Sanità andrà un intervento “cospicuo”, ha rilevato Conte, di “3,2 miliardi”. E poi lo stop all’acconto Irap da 4 miliardi, circa 6 miliardi per i ristori a fondo perduto delle pmi che avverrano a “giugno”, oltre agli sgravi per gli affitti e il taglio agli oneri in bolletta. “Ben 2 miliardi”, ha ricordato Gualtieri, affinché le imprese possano adeguarsi alle norme di sicurezza e quasi 1,5 miliardi per consentire il rientro a scuola in piena sicurezza e per stabilizzare il corpo docente con 16mila nuove assunzioni tramite concorso, 2,5 miliardi per turismo e cultura (librerie, musei, cinema, luoghi di cultura, teatri) e “4 miliardi di taglio tasse”, ha sottolineato ancora Conte.
Il decreto, che prevede lo stop definitivo delle clausole di salvaguardia che ogni anno ‘minacciavano’ aumenti di Iva e accise, dunque spazia dal rinnovo della Cassa integrazione per i lavoratori che hanno visto chiudere o sospendere le attività delle loro imprese ai bonus per autonomi e professionisti: per loro viene introdotto un meccanismo per velocizzare le integrazioni salariali. Confermato anche il divieto di licenziare. E nasce il Rem, il reddito di emergenza, per sostenere le famiglie più disagiate che stanno affrontando l’emergenza coronavirus erogato dall’Inps in due quote ciascuna pari all’ammontare di 400 euro a chi ha un valore dell’Isee inferiore a 15mila euro.
Per le imprese quindi ristori a fondo perduto, incentivi per la ricapitalizzazione, sconti per sanificazioni della fase 2, per gli affitti e le bollette. C’è il rinvio al 2021 dell’entrata in vigore della sugar e della plastic tax. Vengono ulteriormente prorogate per tre mesi le sospensioni dei versamenti fiscali e contributivi già previste nel Cura Italia.
Corposo il pacchetto turismo, tra cui spiccano le risorse di sostegno alle strutture con la cancellazione della prima rata Imu per terme, ostelli, agriturismi, stabilimenti balneari, alberghi e pensioni e lo stop della tassa sul suolo pubblico per bar e ristoranti; e un bonus vacanze tra 150 e 500 euro per i nuclei con un Isee fino a 40mila euro. Per le famiglie alle prese con le scuole chiuse l’estensione del congedo parentale del bonus baby sitter a cui si aggiungono i voucher per i centri estivi. Il lavoro agile per se entrambi i genitori lavorano e hanno almeno un figlio di 14 anni. Ai pendolari forme di ristoro degli abbonamenti e incentivi per l’acquisto di bici, fissato al 60% della spesa sostenuta e comunque non superiore a 500 euro. Il Fondo per la rottamazione e l’acquisto di veicoli meno inquinanti viene rimpolpato di 100 milioni.
Confermato anche il superbonus da 110% per gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica con la possibilità di cedere il credito maturato alle banche o di chiedere lo sconto in fattura all’impresa che realizza i lavori.
Un fondo da 3,5 miliardi per i Comuni e gli enti locali, di cui un terzo sarà erogata in dieci giorni e un piano per accelerare le dismissioni della Difesa, anche “in blocco” per renderle più appetibili commercialmente.
Infine un piano straordinario per la ricerca con l’assunzione di oltre 4.600 nuove unità, “il più grande stanziamento per l’università e la ricerca mai fatto” prima, ha fatto notare Gualtieri.