Una riforma per gradi, iniziando da famiglie e partite Iva. Da gennaio del prossimo anno, questo l’obiettivo dichiarato del governo, si dovrebbero riunire i vari aiuti per i nuclei familiari nell’assegno unico universale per i figli da 0 a 21 anni. Per il mondo degli autonomi dovrebbe esserci invece l’addio all’attuale meccanismo di acconti e saldi per passare a pagare ‘per cassa’, in base a quanto effettivamente guadagnato. Mentre la revisione delle aliquote Irpef per tutti i contribuenti potrebbe arrivare in un secondo momento, una volta chiarito il quadro complessivo dei conti pubblici anche alla luce dei fondi Ue da utilizzare per il Recovery Plan, che potrebbero ‘liberare’ risorse attualmente impegnate in altri programmi.
Questa prima parte della riforma dovrebbe arrivare con la legge di Bilancio, in autunno: i pagamenti per cassa potrebbero avvenire magari mese per mese come suggerisce il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini che per primo ha lanciato l’idea raccolta dalla maggioranza e confermata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “Stiamo ragionando in queste settimane – ha detto il titolare di via XX Settembre in Parlamento – su una riscrittura sostanziale del calendario dei versamenti, la logica è quella di superare il meccanismo degli acconti e dei saldi per andare verso un sistema basato sulla certezza di tempi e adempimenti e una diluizione nel corso dell’anno degli importi da versare, calcolato in base a quanto effettivamente incassato da parte della partite Iva”.
Poche ore prima uno dei suoi vice, la 5S Laura Castelli, aveva spiegato che proprio con le Entrate è in corso da qualche mese un approfondimento per “superare l’attuale sistema ormai obsoleto”. Per quattro milioni di professionisti, autonomi e partite Iva si avvicina, insomma, il passaggio a “un sistema di cash flow tax” come va dicendo da qualche giorno Ruffini, che eliminerebbe anche la creazione di eventuali crediti fiscali e la conseguente attesa dei rimborsi. Il direttore dell’Agenzia si spinge anche a immaginare un sistema di prelievo/accredito direttamente sul conto corrente dei contribuenti, ma “su base volontaria”, portando con sé, comunque, una semplificazione del sistema che si baserebbe sulla mole di dati già disponibili della fatturazione elettronica e che dovrebbe completarsi con la dichiarazione precompilata anche per questi contribuenti.
L’altra carta che il governo dovrebbe giocare subito per la riforma fiscale è quella dell’assegno unico: la Camera ha dato all’unanimità il primo via libera alla delega e il Senato dovrebbe esprimersi ora velocemente. Poi toccherà all’esecutivo con i decreti delegati, che avranno bisogno, però, di ulteriori risorse oltre a quelle degli attuali aiuti per le famiglie (dalle detrazioni per i figli a carico all’assegno familiare). Si parla di almeno altri 4 miliardi, vista la volontà di estendere la misura e di portare l’assegno mensile tra i 200 e i 250 euro mensili, che aumentano a partire dal terzo figlio e che potrebbero arrivare a raddoppiare in caso di disabilità.
Per il riordino – e la riduzione – delle aliquote Irpef, invece, potrebbe volerci più tempo, anche per le distanze in maggioranza sul modello da adottare, se quello alla tedesca, che piace ad esempio a Leu, quello a tre aliquote, sponsorizzato dai 5S, o partendo da una limatura delle aliquote più basse. Intanto per il 2021 il governo dovrà trovare anche le risorse necessarie a rendere strutturale per tutti i 100 euro in busta paga, che per i redditi tra 28mila e 40mila euro al momento sono finanziati solo fino alla fine dell’anno. A regime, ha ricordato Gualtieri, la misura vale circa 7 miliardi. All’appello ne mancano 4.