Federfiori denuncia che nello scorso anno si è passati da 15mila a 10mila attività e che nel 2021 si rischia un altro -40%. Alfino: “non facciamo altro che ricevere segnalazioni dai nostri associati che non ce la fanno più a sostenere i costi”.
Cinquemila fiorai hanno abbassato le serrande nel 2020 e nel 2021 il numero potrebbe aumentare, fino al 40% di chiusure. L’allarme arriva da Federfiori-Confcommercio. “Il 30% ha chiuso i battenti nello scorso anno, da 15mila negozi siamo passati a 10mila e nel 2021, se continua così prevediamo che ne chiuderanno altri fino al 40% in meno”, dice infatti il presidente di Federfiori-Confcommercio, Rosario Alfino. “Non facciamo altro che ricevere segnalazioni dai nostri associati che non ce la fanno più a pagare gli affitti – spiega – e a sostenere tutti gli altri costi in un momento come questo, in cui la gente gira poco. Noi, con i negozi aperti, buttiamo quintali di fiori”.
A penalizzare moltissimo i fiorai, che sono stati chiusi solo durante il primo lockdown, è la mancanza di eventi come congressi, cerimonie, matrimoni, ma non solo. “Noi viviamo di assembramenti, che non ci sono più. La gente – afferma il presidente di Federfiori – non va più neanche a cena dagli amici e quindi non porta un mazzo di fiori o una pianta”.
Le perdite di fatturato arrivano fino all’80% e, quanto ai ristori per la chiusura nel primo lockdown, la categoria è stata sono stati rimborsata solo con 600 euro. “Abbiamo scritto mille volte al governo. La logica dei ristori si basa sui codici Ateco, ma vanno assegnati sulle perdite di fatturato e solo così si può constatare che abbiamo avuto cali di fatturato. Così non si può andare avanti”, conclude Alfino.