La Cassazione ha confermato la condanna a carico di un fruttivendolo di Pomigliano d’Arco che, come molti suoi ‘colleghi’ in tutte le città e i paesi, aveva esposto tre cassette di frutta sul marciapiede all’esterno del suo negozio.

I commercianti sorpresi a esporre sulla strada cassette di frutta e verdura rischiano una condanna penale. Lo sottolinea la Corte di Cassazione confermando la condanna a un ammenda (di importo non precisato) a carico di un fruttivendolo che, come fanno molti suoi ‘colleghi’ in tutte le città e i paesi, esponeva tre cassette di frutta in bellavista sul marciapiede all’esterno del suo negozio. Ad avviso dei supremi giudici, il commerciante in questione – Bruno M., campano, con negozio a Pomigliano d’Arco – con questo comportamento si è reso colpevole di aver messo in vendita merce in cattivo stato di conservazione, non perché si trattasse di prodotti avariati, ma per il solo fatto che le tre cassette di frutta, che avevano spinto un cliente a denunciarlo, “erano esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”.

“Tale diretto accertamento da parte della polizia giudiziaria – scrive la Cassazione nella sentenza 6108 della Terza sezione penale – risulta del tutto sufficiente a giustificare l’affermazione di penale responsabilità, evidenziando una situazione di fatto certamente rilevante e la cui sussistenza risulta peraltro confermata dallo stesso negoziante, laddove, nel suo ricorso, riconosce che la verdura era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l’esercizio commerciale”. Ad avviso della Suprema Corte, “la messa in commercio di frutta all’aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell’obbligo di assicurare l’idonea conservazione delle sostanze alimentari e rispettare l’osservanza di disposizioni specifiche”.