“Le fasce più deboli della popolazione spesso si servono per necessità nei discount alimentari di più basso livello, che hanno un unico parametro per battere la concorrenza: offrire cibo a basso costo, a prescindere dalla qualità”. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino e provincia, Guido Giustetto, si rivolge ai colleghi dalle colonne del periodico della categoria, affinché educhino i loro pazienti a buone abitudini alimentari consigliando anche metodi più appropriati per fare la spesa risparmiando ma senza far danni alla salute.
“Non si può pensare — spiega poi il presidente — che i cibi venduti in questi magazzini, a prezzi così bassi, abbiano la stessa qualità di altri. Purtroppo abbiamo notato come molte famiglie, colpite dalla crisi, scelgano di tagliare sul cibo piuttosto che su altri generi. Ma l’alimentazione è uno dei fattori determinanti per la salute”.
Negli ultimi sette anni il budget domestico destinato agli alimenti è diminuito in media del 12,2 per cento, ma nelle famiglie operaie è crollato del 19,4 e tra i disoccupati del 28,4. Per contro l’acquisto di cibi nei discount è passato dal 10,5 per cento al 12,43 del 2013. “È vero — aggiunge ancora il presidente — non possiamo dire, anche perché non abbiamo elementi in questo senso, che la frutta e la verdura acquistate in questi magazzini, abbiano meno vitamine. Purtroppo però chi frequenta i discount si indirizza spesso verso cibi di altro genere, meno cari, ma ipercalorici e dannosi per la salute.
Detto questo, non vogliamo demonizzare i discount: piuttosto invitare la popolazione a riflettere su quanto sia importante per il proprio benessere una corretta alimentazione”. Secondo un’inchiesta di Altroconsumo sui supermercati in Italia che risale allo scorso ottobre, a Torino la spesa minima si attesta sui 5.440 euro l’anno a famiglia: il risparmio massimo che si può ottenere andando nel supermercato meno caro è pari a 1.520, selezionando prodotti a marchio commerciale è di 2.620, ma scegliendo un discount si può arrivare persino a mettere da parte 4.050 euro.
A detta dell’Ordine dei Medici si tratta però di un risparmio che alla fine è quasi controproducente e pregiudica la salute. Complice la crisi economica, si è assistito a una riduzione del consumo degli alimenti tipici della buona dieta, ma se il 4,4 per cento delle famiglie più abbienti ha ridotto l’acquisto di ortaggi e il 2,6 di frutta, le percentuali arrivano rispettivamente a 15,9 e 16,3 tra le famiglie a basso reddito.
Ecco che il medico in questo nuovo contesto sociale deve quasi reinventarsi un altro ruolo. L’idea è di indirizzare i pazienti verso altre soluzioni. “Oltre a conoscere il problema e cercare di evidenziarlo con il proprio paziente — scrive pertanto rivolgendosi ai colleghi il presidente sul periodico dell’Ordine — si dovrebbe essere in grado di fornire a questo risparmio, per così dire “facile”, alternative che riescano a coniugare qualità e prezzo, come l’uso di “gruppi d’acquisto” o l’attenzione alle periodiche offerte, che tutti i supermercati di media-alta qualità mettono in campo, e l’oculata capacità di scelta tra marchi commerciali diversi, in concorrenza tra loro, ma di pari livello”. Una critica viene lanciata anche nei confronti del “design” del gusto.
“Cioè l’immagine con cui viene presentato il cibo, che induce il consumatore a mangiare il prodotto prima con gli occhi che con la bocca. Senza contare la composizione organolettica del junk food il cibo spazzatura, che è fondamentale per la sua diffusione: un mix, molto spesso artificiale, di ingredienti che producono un grado di salato, grasso e dolce, straordinariamente appetibile a livello palatale e cerebrale”