(Dal sito internet de La Stampa di Beppe Minello)
La Ztl che, dopo 10 anni, ha bisogno di fare il tagliando, potrebbe quindi essere modificata; nuove zone pedonali in centro e non solo; aiuti alle imprese che creano occupazione; una raffica di dismissioni, da Amiat a Sitaf, per ottenere risorse e puntando sempre più sul coinvolgimento dei privati; un ulteriore stimolo alla trasformazione urbanistica con una corposa serie di progetti pronti a partire.
Piero Fassino e la sua giunta guardano agli ultimi due anni di mandato e provano a cementare il nuovo futuro di Torino già ampiamente abbozzato nei primi tre anni di governo. Un’operazione che si gioverà dell’arrivo, in piazza Castello, di Sergio Chiamparino partito a spron battuto per rivoluzionare la Regione. E, visto che è stato il «Chiampa» a sollevare il tema («Alla fine del mandato mi farà da parte: avrò 70 anni…»), Piero Fassino, altrimenti detto «il Lungo», alla vigilia dei 65 anni e a 24 mesi dal traguardo, è più vago, al punto di sfidare la malasorte: «Ricandidarmi a sindaco? Ma è fra due anni… Chissà se sarò ancora vivo». E, dimenticandosi che chi si loda s’imbroda, il sindaco non fa una piega quando afferma: «Sono colpito dalla grande coerenza esistente tra quello che volevo fare quando sono diventato sindaco e ciò che abbiamo fatto: siamo riusciti ad attivare tutte le scelte fondamentali».
Non tutti concorderanno, ma l’essere stati proposti come esempio di programmazione e lungimiranza al resto del Paese dal Forum di Cernobbio e avere una delegazione londinese a spasso per Torino per capire se meritiamo, più di Rotterdam o di Aarhau, di essere indicati come la città urbanisticamente più interessante, innaffia il già rigoglioso narciso del sindaco. Che al seminario tenutosi ieri nell’afosa Cascina Marchesa della Pellerina ha concordato con gli assessori della sua giunta la linea da tenere da qui al 2016. Non un centimetro della complicata impresa di amministrare una metropoli è stato risparmiato dall’analisi del sindaco ma, al di là dei singoli progetti, molti dei quali noti, e linee di indirizzo imboccate da tempo, le vere novità, quelle che possono fare la differenza, sono di natura politica, cioè «il più favorevole contesto istituzionale».
Della naturale collaborazione con l’amico Chiamparino abbiamo detto. Dell’imminente e promettente nascita della città metropolitana ha accennato Fassino. Ma il jolly è a Roma, «perché se con il rigore di Monti e Letta si sono avute meno risorse e quindi meno opportunità, con il governo Renzi la musica è cambiata». Per dire: «Con gli stanziamenti per le linee 1 e 2 della metropolitana, s’è introdotto il principio di finanziare progetti immediatamente cantierabili, mentre prima si progettava senza sapere se i soldi ci sarebbero stati o meno: ricordate la biblioteca Bellini» e la paccata di milioni spesi per progettarla per poi tenerla nel cassetto? Un cambio di approccio che favorirà il coinvolgimento dei privati «perché le risorse del passato non ci sono più, occorre cercarle dove si trovano».