IL CORRIERE DELLA SERA – ANDREA RINALDI
Non la vuole nessuno. Nella città dei libri, che si interroga su come e dove fare il prossimo Salone, che i lettori spingono al terzo posto in Italia (ma per gli acquisti su Amazon, sic), non si trova un’anima bella che voglia comprare la Libreria gialla di piazza Statuto. Non la vuole il disoccupato, né il volontario, non la vuole l’associazione no profit, né l’ex operaio con due bimbi a carico. E così dopo Natale si vedrà. Se nessuno si fa avanti, Gabriella, la proprietaria volterà pagina. «Questa settimana faccio un altro tentativo». Il cartello «Cedesi attività» è lì, plastificato e all’altezza del volto: da tre anni e mezzo svetta tra gialli a metà prezzo e classici dell’800. Gabriella ha messo anche gli annunci su Bakeka e Subito.it. Non la vuole nessuno.
Undici anni di storia
«Sono disposta addirittura a regalarla, quando la propongo mi guardano come se avessi cercato di rifilare i miei vecchi pattini a rotelle-. Non calcolano che sto dando in omaggio una cosa su cui ho investito 38 mila euro, è come se sminuissero quello che ho fatto in tutto questo tempo». E in undici anni di vita. Gabriella l’ha rilevata dalla precedente proprietaria, la signora Bolzanin, il cui nome resta ancora scritto a pennarello sotto la sedia che le ha ceduto con tutta la bancarella: «Ci ho pensato una settimana poi l’ho presa — racconta —. Avevo 39 anni, facevo le fiere con le case editrici come Giunti, ho sempre lavorato con i libri-. Ma ho fatto anche tanti lavori, l’aiuto casting con Lorella Chiapatti, la bidella… », di fronte alla fatica Gabriella non si è mai tirata indietro. Adesso tutte le mattine prende il treno che da Aramengo, nel Monferrato, la porta a Torino «120 chilometri, in 11 anni ho cambiato tre auto»: apre la sua bancarella alle 10.30 e alle 18-19 la richiude. Chiusura due settimane ad agosto, presenza allungata su sette giorni a Natale. Cinquemila libri a disposizione, dall’usato alla novità scontata, dove si possono trovare la prima edizione di «Bad Chili» di Joe Lansdale e «La voce dei padroni» di Camilla Cederna, l’esoterismo «che va tanto», sorride Gabriella alludendo alla mistica piazza che la ospita, e alcune edizioni di Pinocchio.
Anche Wim Wenders tra i clienti
Un monumento alla lettura ammirato dalla buona borghesia torinese di passaggio trafelata sotto il portico e al cui fascino non è rimasto immune nemmeno Wim Wenders, che si è fermato a fare acquisti quando era in città. «Tanti si ricordano il mio compleanno e in quell’occasione mi portano dei dolci». Ma i tempi cambiano, «io sono stanca di viaggiare, il freddo mi ha provato» e la Capitale mondiale del libro Unesco è un pallido ricordo ancorato all’Arcadia del 2006, l’anno delle Olimpiadi: oggi Torino resiste nella trincea della lettura con le sue 15 biblioteche e una densità di 8 librerie ogni 100 abitanti, mentre l’Istat segnala che in meno di 10 anni, dal 2010 (anno di picco) al 2019, la quota di lettori di libri è scesa dal 45,2% al 38,4% in particolare la fascia di età tra i 35 e i 64 anni. A Torino già nell’estate 2018 erano spariti i librai di corso Siccardi, hanno poi chiuso la Paravia di piazza Arbarello, la Vecchi e nuovi mondi, la Borgo San Paolo di via Nanni, la Belgravia di via Monginevro, la TrepuntoZero Genesi delle Vallette. È solo la disaffezione che spinge a non considerare quel cartello «Cedesi attività?». «Forse le persone sono troppo abituate ad avere un posto fisso e al caldo. Una volta si tirava la cinghia, io per comprare questa libreria ho fatto le cambiali. Ho chiesto a un operaio che aveva perso il lavoro in fabbrica con due bambini, mi ha risposto “Sei matta?”. Un altro disoccupato ha rifiutato motivando con il fatto che poi avrebbe dovuto pagare l’Inps». Una volta si era presentata una coppia, le carte dal commercialista erano pronte, hanno lavorato una settimana con Gabriella e poi puff! è sparita. «Questa settimana provo al Cottolengo», ribadisce tenace Gabriella. Chissà che in piazza Statuto la parola «fine» resti ancora nel vocabolario.