PAOLO COCCORESE
LA STAMPA

Con una pinza di metallo, sul banco più vecchio di piazza della Repubblica, è stato affisso un cartello che invita a voltare la pagine di un racconto iniziato nel 1938. Tra le casse di arance della Sicilia, le pere grosse come un pugno e le mele così belle che sembrano quelle della pubblicità del dentifricio, si legge: «In vendita la storia».

 

Porta Palazzo: babele di colori, sapori e offerte speciali. «Ho deciso di andare in pensione. Anche i miei figli mi dicono di smettere, loro hanno studiato e fanno altro. Ma in questa piazza ho passato tutta la mia vita, ho conosciuto anche mio marito che è diventato grande sulle casse d’anguria», racconta con un sorriso la proprietaria Grazia Sgroi, 60 anni. Anche oggi che ha deciso di mettere in vendita il suo banco, il più longevo di Porta Pila.

In piazza della Repubblica la folla si mescola tra i carretti, le tettoie e le urla dei battitori. Il caos calmo di un termitaio che lotta contro la crisi e i centri commerciali dove chi fa la spesa è parte di una statistica. Non come qui. «Sono 30 anni che vengo in questo banco. Con Grazia ci chiamiamo sorelle», dice una cliente, la signora Enza Vincenzo. L’accento meridionale è lo scivolo per tornare al passato di questo pezzo di città votato alla fatica e agli addii alle proprie terre di origine.

«Ad aprire il banco fu la mamma di mio marito che ebbe cinque figli e chiamavano ‘Trip e Trap’ – racconta Grazia -. Perché? La famiglia dei Mundo era originaria di Foggia. Di Trinitapoli». Piccolo mondo antico chiamato Porta Palazzo dove una ragazzina di Catania, che faceva la commessa di primo livello nel negozio di ceste «Oglina Gerbella» (in galleria San Federico dove c’è la Casa della Tuta), si innamorò di quell’uomo di dieci anni più grande che per gli occhiali spessi era stato soprannominato Albano. «Come il cantante», sorride Valentino Romito, 59 anni.

 

UN CAMION DI MELE E PERE
Anche lui da bambino aiutava gli ambulanti. «Mi ricordo quando Agostino, il marito di Grazia, veniva a scaricare le cassette con la camicia». Cartoline di un mercato che non esiste più. Una volta il banco della famiglia Mundo-Sgroi vendeva solo pere e mele: «Al sabato facevamo fuori un camion», ricordano. Oggi, offre anche ananas, kiwi, asparagi. «I miei clienti li chiamo tutti “zio”. Sono gli stessi da anni. Ci sono anche magistrati e commercialisti», dice la signora che negli anni Ottanta aveva anche uno slogan pubblicitario: «Da Graziella la frutta più bella». Stridono, guardando i banchi di oggi, quelli da battaglia, che vendono il chilo ad un euro sacrificando la qualità. «Ho deciso di cedere la licenza – confida la signora -. Una volta mi offrirono 150 milioni di lire. Adesso, so che vale meno. Ma è pur sempre il mio investimento per la pensione». Non sarà facile strappare un buon prezzo in questo mercato segnato dai soliti problemi.

 

«Bisogna far rispettare le regole. E ci vuole più sicurezza», spiega Grazia che è molto severa con i colleghi stranieri che non puntano sulla qualità ma che ci tiene a ringraziare pubblicamente il suo vicino, Aziz El Boustani, 49 anni. «Aziz è sempre disponibile – aggiunge -. E, adesso che mio marito non viene al mercato, mi aiuta a montare anche il banco. Lui è una brava persona». Parole che sembrano l’incipit di una nuova storia. Ambienta anche questa a Porta Palazzo.