Pubblichiamo l’articolo de La Repubblica che tratta della controversa presenza di banchi nel centro della Città di Torino.

 

Il Comune recepisce la protesta, e multa i banchetti che vendono prodotti alimentari non confezionati, a cominciare dai formaggi e dai salumi indicati dai residenti come il principale obbrobrio dei mercatini intorno a piazza Carignano. Intanto però un mercatino ne chiama un altro. E dopo l’ultimo weekend con le iniziative connesse alla pista di pattinaggio in piazza Carlo Alberto (chiamate “Le Vie del ghiaccio”, e già sanzionate), il prossimo torneranno le tende bianche del Mercatino Vintage, anch’esse in via Cesare Battisti proprio perché la pista invernale è ancora in funzione. E se vendere alimenti è vietato, anche il commercio di abiti usati, bijoux o vecchi soprammobili non piace a tutti. Dopo le denunce a Repubblica dei giorni scorsi, si alza la polemica su ciò che dovrebbe essere consentito o vietato. Come spiega Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio e del Teatro Stabile: “Quando dovevamo scegliere un’immagine per spiegare l’Italia, ai tempi delle Olimpiadi, scegliemmo una piazza, comprese le attività commerciali o artigianali. In se e per se non ho nulla contro le bancarelle, vorrei solo sapere con chiarezza quali sono le regole, specie quando c’è il via libera per i commerci e si storce invece il naso su una clessidra in piazza San Carlo o un vagone davanti alla mostra per Primo Levi in piazza Castello”. E le regole non sono così chiare: “Spesso parliamo di autorizzazioni senza sapere qual è il quadro – dice Guido Montanari, alla guida della Commissione locale per il paesaggio di Torino – Noi ci occupiamo di architetture permanenti, e quindi come Commissione difficilmente possiamo pronunciarci su un mercatino, mentre le Sovrintendenze si occupano delle zone dove esiste un vincolo, il che non è vero né per via Cesare Battisti né per via Accademia delle Scienze. Su queste iniziative vigono i pareri comunali relativi al commercio. Sarebbe bene che si creasse un tavolo comune dove tutte queste autorità insieme ne possono discutere”. Ma Montanari non è affatto neutrale rispetto alla bancarelle rosse che ‘circondano’ piazza Carignano in molti weekend: “Quelle tende sono obbrobriose e senza senso. C’è una tendenza all’horror vacui, un’idea di dover ‘riempire’ comunque lo spazio che in realtà sottrae lo spazio pubblico ai cittadini. C’è un interesse privato, per esempio quello di chi vende, che si contrappone a un interesse collettivo. Si va in piazza San Carlo o in piazza San Marco a Venezia perché si vuole ammirare il paesaggio e semmai incontrare altri visitatori. Per analoghe ragioni, a Porta Nuova si va per viaggiare, non per perdersi in un centro commerciale pieno di pubblicità”. Diverso il parere di Marco Aimetti, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino: “L’intero centro sta diventando un centro commerciale, basta guardare i negozi di via Roma. Non trovo adeguata l’idea di un ‘salotto buono’, possono starci anche le bancarelle, purché senza danneggiare i luoghi. Né mi interessa il profumo delle merci vendute. Basta che le attività siano davvero periodiche”. Per l’avvocato Gabriella Cacciatore, che amministra i condomini di piazza Carignano 8, 2 e 4, invece il disagio c’è comunque, su tutta la piazza e nei dintorni: “Ci si lamenta del continuo rumore, di un’occupazione che rende impossibile lavorare con un minino di concentrazione. La piazza dovrebbe essere un salottino e invece assomiglia a quella di un paese”. “Si deve distinguere caso per caso – osserva l’architetto Aimaro Isola – Nelle piazze si può intervenire temporaneamente per le feste o i casi particolari, come facemmo anche noi per le ultime Ostensioni della Sindone. Ma occorre una pianificazione attenta, una progettazione accurata. Altrimenti i risultati possono essere orrendi come nel caso di certe bancarelle”. E per l’architetto Benedetto Camerana la soluzione è ancora più radicale: “Torino sta vivendo una felice situazione di turismo culturale che si giustifica anche con l’aulicità del suo centro. Teniamo qui manifestazioni come Luci d’Artista, e organizziamo nei quartieri periferici altre iniziative più popolari”.