Nell’imminenza di fine mandato del governo della Città di Torino, Fiva si è recata a salutare l’Assessore uscente al Commercio, Domenico Mangone, e il suo staff.

 

Con l’occasione Fiva ha voluto donare in ricordo la propria bandiera autografata dalla Presidenza, dalla Giunta e dal Consiglio, quale riconoscimento del comune lavoro svolto negli ultimi anni.

 

FIVA MANGONE1

 

L’Assessore inoltre si è reso disponibile ad una breve intervista sugli interventi effettuati e sulla valutazione generale del suo operato, con specifico riferimento alle aree mercatali di Torino.

 

Di seguito proponiamo il testo integrale.

 

Assessore Mangone, da quale argomento cominciamo la nostra chiacchierata?
«Direi con l’approvazione del piano mercati, che ha inteso fornire una razionalizzazione non più rinviabile di quelle aree desertificate, quali Carlina, Bolzano, Plava, trasformandole da mercati in “gruppi di posteggio”. Questa variazione, non soltanto nel nome, ha comportato infatti l’ingresso di nuovi operatori e una riduzione dei costi di raccolta rifiuti, perché non contemplati dal contratto di servizio che la Città ha con Amiat».

 

Allora andiamo subito a un tema caldo: non crede che gli ambulanti paghino effettivamente troppo di tassa rifiuti?
«Su questo argomento abbiamo voluto dare una risposta concreta, che ha come fine la diminuzione del numero di tonnellate di rifiuti prodotti dai mercati. Come è noto, una gran parte dei volumi di scarto è conseguenza dell’uso delle cassette di legno e cartone che vengono abbandonate al termine dell’attività lavorativa e che, tra l’altro, rendono brutta la visione del mercato. Poiché esistono ormai da anni cassette riutilizzabili, abbiamo approvato una Delibera che inquadra il progetto di abbattimento dei rifiuti e che dà soprattutto un incentivo di quattro centesimi a cassa per chi si avvale di imballi riutilizzabili».

 

Quindi la riduzione non ha soltanto valenza economica?
«E’ evidente il vantaggio che se ne ha dal punto di vista ambientale, perché diminuisce il conferimento in discarica e ciò consente agli operatori di pagare meno tassa rifiuti, che è uno dei temi che gli ambulanti ci pongono in continuazione».

 

Oltre al Piano mercati e all’introduzione delle casse riutilizzabili, quali altri risultati ha perseguito?
«Abbiamo anche pensato a dare ai mercati un taglio più moderno, così da farli arrivare al livello di quelli europei. Uno degli interventi ha riguardato i corsi gratuiti di formazione per gli ambulanti, poiché riteniamo che la professionalità debba essere al passo coi tempi. Possiamo dire che ciò sia riuscito solo in parte, perché la partecipazione non è stata massiccia, anche se di una certa consistenza, soprattutto da parte degli operatori più avveduti».

 

Gli ambulanti non rispondono sempre in maniera entusiastica…
«La difficoltà che abbiamo è quella di riuscire a coinvolgere tutti gli operatori e a trasmettere il messaggio che il proprio banco funziona, se tutto il mercato va bene. Quindi un ragionamento che va oltre il singolo e credo che questo inizi a essere condiviso da un numero sempre maggiore di ambulanti: su questo dobbiamo continuare a lavorare perché il cambiamento deve essere prima di tutto un cambiamento culturale».

 

All’estero, i mercati si contraddistinguono soprattutto per la somministrazione.
«Abbiamo anche provato a portare questa novità: è noto che su tutti i mercati d’Europa si possono assaporare i cibi del territorio locale e questo vorremmo che fosse possibile anche nella nostra Città. In alcuni mercati, come Bengasi e Santa Giulia, si sono avviate attività di somministrazione di alimenti e bevande e i primi risultati sono positivi, non soltanto per i diretti interessati, ma per tutto il mercato che ha potuto giovarsi di banchi davvero attrattivi».

 

I mercati, per attrarre, devono anche essere fruibili dalla clientela e ciò non avviene sempre.
«La modifica del disegno dei mercati è un’operazione difficile, perché purtroppo quando c’è da spostare un banco, per provare a compattare e rendere più razionale l’offerta merceologica, iniziano le comprensibili, ma controproducenti resistenze. A Torino infatti ci sono diversi mercati che necessiterebbero di essere ricompattati e riorganizzati. Un risultato positivo comunque lo abbiamo ottenuto sul mercato di piazza Barcellona, dove mi dicono che la condizione sia effettivamente migliorata».

 

La fruibilità è la base del funzionamento del mercato, ma secondo lei dove risiede l’elemento decisivo?
«Ovviamente la collocazione dei banchi in un mercato non è tutto, perché ciò che conta è la qualità delle merci e del servizio. Su questo tuttavia la Pubblica Amministrazione non è in grado di intervenire direttamente, ma al fine di stimolare gli acquisti sui mercati ce la stiamo mettendo tutta».

 

In che modo?
«Ad esempio, con la realizzazione della guida turistica dei mercati di Torino in tre lingue, che racconta anche la storia delle aree e contiene tutta una serie di suggestioni che vale la pena leggere».

 

Per lei i mercati sono ancora un elemento culturale condiviso dai torinesi?
«Sono un pezzo importante di storia di questa città e noi vorremmo che fossero anche un pezzo di futuro. Ma affinché ciò avvenga è indispensabile che gli ambulanti comprendano che è arrivato il momento di cambiare. Dal punto di vista della gestione infatti i mercati sono rimasti immutati dalla loro nascita, in un mondo invece che cambia rapidamente e che ha visto l’ingresso e la crescita imponente della Grande Distribuzione».

 

Non sempre il cambiamento è vissuto bene, come nel caso della Direttiva Bolkestein…
«Al momento possiamo dire che la situazione è congelata perché la Regione Piemonte ha chiesto ai Comuni di non emettere ancora i bandi per il rinnovo delle concessioni, perché ci sono alcuni passaggi ancora oggetto di chiarimento del tavolo Stato-Regioni. Questo ulteriore approfondimento è frutto anche di uno sforzo fatto dalla Pubblica Amministrazione, dal Sottoscritto e dal Sindaco Fassino, attraverso i contatti col sottosegretario Vicari e con il Presidente Chiamparino».

 

A fine mandato, come valuta complessivamente l’esperienza?
«Questi tre anni di Assessore al Commercio sono stati anni intensi ma belli. Come tutte le esperienze ci sono momenti di amarezza e momenti di soddisfazione. La soddisfazione è data dal fatto che ho conosciuto tante persone, con molte delle quali, non tutte, ho instaurato rapporti umani di reciproca stima e quindi è stata un’esperienza che complessivamente considero positiva. Ci sono stati momenti di confronto anche duri, ma questa esperienza è stata importante nella mia vita».

 

Quindi sarebbe disponibile a guidare nuovamente l’Assessorato al Commercio?
«Non mi spiacerebbe affatto proseguire e spero che si creino le condizioni per poterlo rifare».

 

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