Il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di disegno di legge di delegazione europea che all’ art.4 contiene la delega per la reintroduzione dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari e per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento n. 1169/2011 in materia di etichettatura. L’obbligo di indicazione della sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.
Allo stesso tempo partirà a breve la notifica della norma alle autorità europee per la preventiva autorizzazione. Era stato il ministro delle Politiche Agricole, Martina a chiedere di tornare all’obbligo di indicazione dello stabilimento e ad annunciare l’intenzione del governo di lavorare anche sul fronte europeo per quanto riguarda le norme comunitarie.
“Quello di oggi – ha dichiarato il capo del Mipaaf – è un passo importante che conferma la volontà del governo di dare indicazioni chiare e trasparenti al consumatore sullo stabilimento di produzione degli alimenti. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato in questi mesi a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Non ci fermiamo qui, porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per noi si tratta di un punto cruciale, perché la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano passa anche da qui”.
Secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, “il via libera alla reintroduzione dell’ obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti alimentari lo stabilimento di produzione è una misura a costo zero che sostiene l’occupazione e la competitività del made in Italy”.
“Senza l’ intervento normativo nazionale sarebbe impossibile riconoscere nel cibo in vendita l’ origine dei prodotti agricoli impiegati ed anche il luogo di trasformazione e confezionamento, rendendo di fatto piu’ facile – sostiene la Coldiretti – spacciare come italiani prodotti stranieri”.