LA STAMPA – CLAUDIA LUISE
Non è solo una percezione, è un dato di fatto: comprare frutta e verdura è diventato più costoso. Ci sono vari fattori che stanno spingendo su il costo della frutta con percentuali che vanno dal 3 al 120% ma in molti casi rincari così alti non sono giustificati da maggiori costi di produzione. Uno dei motivi che ha causato l’aumento dei prezzi al consumo della frutta rispetto all’anno scorso è il clima avverso che ha sconvolto i raccolti e ridotto le disponibilità sui mercati. La segnalazione arriva dalla Coldiretti e conferma, anche per il Piemonte, i dati Istat che a giugno evidenziano l’andamento negativo dell’inflazione su base annua. L’incremento medio è dell’8%, con punte del 20% sulla frutta estiva, come pesche, nettarine e albicocche. Le ciliegie, invece, hanno registrato un più 10%.
Basta confrontare i listini prezzi del centro agro alimentare di Torino di questo mese e di agosto dell’anno scorso per comprendere il peso degli aumenti. Il paragone riguarda la stessa varietà di prodotto, sempre di provenienza Italiana. Il caso più eclatante è quello delle albicocche il cui prezzo medio è più che raddoppiato. Costavano 1,10 euro al chilo nel 2019, oggi sono balzate a 2,40. Le pesche gialle hanno registrato un aumento di 10 centesimi, che equivale al 10%. Stessa percentuale di aumento per l’uva bianca da tavola. Le pesche saturnina sono aumentate di 30 centesimi, passando da 1,30 a 1,60 euro mentre le nettarine del 15% e ora all’ingrosso arrivano a costare anche 2 euro. Dieci centesimi in più al chilo anche per le susine gocce d’oro, i meloni retati passano da 0,75 a 1,15 euro al chilo. Invece le ciliege duroni, confrontando i listini di luglio, sono aumentate di oltre un euro: costavano in media 3,25 e sono passate a 4,30 euro.
Va meglio con la verdura, ma non su tutto. Le carote a mazzi passano da 1,40 a 1,20, i fagiolini da 2,50 a 2,20, il pomodoro ciliegino da 1,90 a 1,40. Percorso inverso per le melanzane: il rincaro è del 30%, da 60 a 80 centesimi.
«Di sicuro il clima ha influito negativamente. Diverse sono state, infatti, le grandinate che hanno danneggiato i raccolti, soprattutto nel mese di giugno, ma non sono mancate le speculazioni che abbiamo più volte segnalato, già nel periodo del lockdown», spiega Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino. Eppure I prezzi riconosciuti ai produttori non compensano i danni causati dal maltempo. «Già da anni, i coltivatori spesso lavorano sotto i costi di produzione, con gravi diminuzioni di reddito che stanno rendendo critici i bilanci delle imprese agricole», aggiunge Galliati. Oltre al maltempo, le aziende denunciano anche aumenti ingiustificati dei prezzi al consumo a fronte di prezzi stabili all’ingrosso. Nella grande distribuzione un mese fa le pesche costavano 1,50 euro, ora 1,80. Mentre le mele da 1,60 euro sugli scaffali sono balzate anche 2,10.
Costi maggiori che pesano sulla quotidiana delle famiglie. E a quanto pare non portano alcun beneficio nelle tasche dei produttori.