Il Piano Mercati, approvato recentemente, ha stabilito, fra l’altro, che il mercato di piazza Carlina diventerà un’area per “Gruppo di posteggi” e non più mercato in senso stretto. In effetti i due soli operatori presenti, che resistono da tempo, rappresentano un numero così esiguo che la decisione non poteva essere diversa, soprattutto a fronte dei risparmi sui costi di raccolta rifiuti che ne derivano.

 

Le aree commerciali infatti nascono e muoiono, ma quella di piazza Carlina merita una menzione particolare. E’ infatti il mercato più antico della Città, perché le fonti storiche attestano lì una presenza commerciale dal 1678. Porta Palazzo, ad esempio, è nell’attuale piazza della Repubblica “solo” dal 1836, pur essendo precedentemente attivo ma collocato in piazza delle Erbe. Carlina quindi è l’area mercatale storica della Città, perché ha attraversato ininterrottamente quattro secoli sulla stessa area. Per dare un’idea, nel XVII Secolo veniva fondata New York dagli olandesi, Cervantes scriveva Don Chisciotte della Mancia, Cartesio pubblicava il Discorso sul Metodo e avveniva la Grande Peste di Londra.

 

Il mercato Carlina era a quel tempo destinato alla vendita di vino e in seguito di generi alimentari; al centro della piazza fu inoltre collocata la ghigliottina e quindi le esecuzioni avvenivano dove si faceva commercio.

 

Nel volume edito dal Politecnico di Torino – Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali dal titolo “Il disegno di luoghi e mercati a Torino” edito dalla Celid, nell’articolo di Mariapaola Vozzola si può inoltre leggere:

“Dal 1678 la piazza ospitava un mercato, prima dedicato al vino, poi quasi esclusivamente alimentare, e ha plasmato il suo disegno sulla presenza delle bancarelle e dei baracconi dei venditori ambulanti: l’architettura dei palazzi prospicenti la piazza si è adeguata alla presenza di questi elementi temporanei. Non è stato il mercato ad adeguarsi al luogo di insediamento, ma è stato il luogo ad adeguarsi alla presenza del mercato giornaliero (…) Ecco perché gli androni d’onore dei palazzi nobiliari non aprono sulla piazza, ma sulle strade laterali, perché i salotti al piano nobile hanno il balcone che non affaccia sulla piazza del mercato, ma sulle strada interna… Anche grandi architetti come Filippo Juvarra e Amedeo di Castellamonte (…) sono stati fortemente influenzati nei loro progetti dalla presenza dei bassi baracconi in legno dove si svolgeva il mercato del vino, e dal mercato stesso”.

 

Piazza Carlina quindi rappresenta l’antenato nobile di tutti i mercati torinesi e sapere oggi che non è più considerato tale non deve comportare alcuna malinconia: due ambulanti sono ancora lì a portare avanti la tradizione, la memoria e soprattutto un piccolo ma importante servizio per i cittadini che ancora si rivolgono a quelle bancarelle.