(ANSA) – ROMA, 10 LUG – I protesti in calo del 21% nel primo trimestre del 2015, gli assegni a vuoto dimezzati rispetto al 2011, le cambiali oltre l’80% dei debiti andati in fumo: “Anche nel primo trimestre del 2015, come negli ultimi anni – rileva Unioncamere – cittadini e imprenditori sembrano più che prudenti nell’accettare promesse di pagamento”.
In termini assoluti, nel confronto tra il primo trimestre del 2015 e lo stesso periodo del 2014, il totale degli effetti protestati è diminuito di circa 50mila unità, di cui più di 37mila costituiti da cambiali e oltre 11mila da assegni. -23% per gli assegni, mentre la riduzione nel numero delle cambiali si è fermata al -19,2%.
In termini monetari, il monte complessivo dei “pagherò” non incassati tra gennaio e marzo è sceso di oltre 138 milioni di euro rispetto al 2014, di cui oltre 74 dati da cambiali e di 60 da assegni. Anche in questo caso, in termini relativi a ridursi maggiormente rispetto al primo trimestre 2014 sono stati gli assegni (-29,1%), con le cambiali che si attestano a -25,5%.
Dati che emergono da una analisi sull’andamento dei protesti, a partire dal 2011 e fino al primo trimestre 2015, in base ai rilevamenti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere. “Al netto della lieve ripresa del 2012, sia nel numero che negli importi, a partire dal 2010 i default degli italiani mostrano di seguire un trend discendente, come a rispecchiare la lunga frenata imposta dalla crisi alla nostra economia”. Mentre “osservando gli ultimi quattro anni, l’indagine evidenzia una più marcata frenata degli assegni andati in fumo, sia nel numero che nel valore”.
Nel 2014, i protesti sono diminuiti, sia nel numero sia nel valore complessivo, più sensibilmente nel Centro (rispettivamente -25,7 e -39,9%). Tra le regioni, la frenata più vistosa nel complesso dei protesti si registra nelle Marche (-28,1%), seguite da Abruzzo (-26,7%) e Veneto (-26,4%). Unica regione in controtendenza è la Valle d’Aosta (+9,7%). Anche in termini monetari lo stop più evidente si è registrato nelle Marche (-48,3% rispetto al 2013) con a ridosso la Sardegna (-44,6%) e il Lazio (-39,1%).
Tra le province, è a Prato (3.125 euro) il valore medio più alto di una cambiale scoperta nella patria delle stoffe), seguita da Forlì-Cesena (2.441 euro). Verbano-Cusio-Ossola è ultima con 670 euro. In valore assoluto, i più protestati restano i romani, con un monte pagherò non onorati pari a quasi 221 milioni di euro, seguiti dai milanesi (162 milioni) e napoletani (142 milioni).(ANSA).