LA REPUBBLICA – ERICA DI BLASI
La proposta della presidente regionale Coppa: “La nostra categoria è l’unica che si sacrifica e per di più potrebbe non bastare”
Il Piemonte non è tutto uguale. Confcommercio chiede con un appello alla Regione misure adeguate alla situazione sanitaria di ogni singola area. A farlo è la presidente Maria Luisa Coppa in una lettera aperta ai parlamentari piemontesi. “I nostri imprenditori – sottolinea – si interrogano in definitiva sull’utilità del sacrificio a cui sono chiamati in via pressoché esclusiva e che potrebbe risultare non sufficiente, con il rischio di proroghe fino a Natale e oltre. Questa volta è vietato sbagliare, ne va della tenuta sociale del nostro Paese”.
A distanza di pochi mesi dal lockdown totale della scorsa primavera e poche settimane prima del periodo dell’anno che tradizionalmente fa registrare i maggiori incassi, le imprese piemontesi del commercio, della ristorazione e del turismo sono chiamate a sopportare nuovi pesantissimi sacrifici nella lotta alla pandemia da Covid-19. “Gli imprenditori contestano l’equità di un provvedimento che sembra non parametrato al livello di rischio effettivo, visto che interviene senza differenziazione tra le piccole attività con accesso contingentato ovvero che si svolgono all’aperto e le altre realtà al cui interno è più probabile la formazione di assembramenti”. Insomma ogni attività a seconda del contesto in cui si trova è diversa dalle altre.
Confcommercio Piemonte chiede quindi al presidente Alberto Cirio di farsi portavoce con il ministro della Salute affinché sia attivata in Piemonte la facoltà prevista dal decreto di introdurre, in relazione a specifiche parti del territorio regionale e in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dall’applicazione delle misure di contenimento più gravose. “Occorre riservare inoltre – conclude la lettera – un’attenzione particolare alle misure di sostegno predisposte dal Governo: una semplice replica o estensione delle misure già adottate nei mesi passati non sarà sufficiente per impedire la chiusura definitiva di una parte consistente delle imprese del terziario”.