“La prevista cancellazione di un’importante prerogativa dell’autonomia regionale in materia di credito non solo risulta incomprensibile, visto che in tutte le sedi politiche si continua a discutere di autonomia differenziata, ma apre anche la strada a possibili conseguenze molto dannose per le micro e piccole imprese, in particolare quelle del terziario di mercato”.

 

Questo il commento di Confcommercio-Imprese per l’Italia in merito ad una modifica contenuta nelle bozze del nuovo decreto legge sulla crescita economica che cancella la possibilità per le Regioni di poter intervenire con proprie politiche territoriali in materia di credito per il sostegno alle imprese.

 

“La cosiddetta riforma Bassanini sull’attuazione dell’autonomia regionale – prosegue Confcommercio – aveva stabilito per le Regioni la facoltà di intervenire in materia di accesso al Fondo di garanzia per le Pmi, favorendo le attività di controgaranzia e valorizzando in questo modo l’integrazione tra garanzie private e garanzia pubblica con un migliore effetto leva nell’utilizzo delle risorse pubbliche, consentendo quindi di assistere un maggior numero di imprese di minori dimensioni. Ciò grazie alla creazione di un sistema locale del credito realmente “virtuoso” in cui ogni attore della filiera offre il proprio contributo senza sovrapposizioni o inefficienze che comportino spreco di risorse. Un milione di euro di garanzia pubblica sostiene infatti 2,1 milioni di finanziamenti in controgaranzia e solo 1,3 milioni in caso di accesso diretto al Fondo di garanzia nazionale. Ma la facoltà prevista per le Regioni è soprattutto una scelta motivata dalla necessità di favorire l’accesso al credito delle micro e piccole imprese attraverso la possibilità di calibrare, in relazione alle specificità territoriali, l’intervento del Fondo di garanzia PMI e combinarne l’azione con quella dei confidi presenti sul territorio”.

 

“Per questo – conclude la nota – Confcommercio si rivolge al Governo affinché la scelta di abrogare la possibilità per le Regioni di supportare in autonomia il sistema delle imprese non arrivi al Consiglio dei Ministri”.