Per il pPresidente di Confcommercio restano “gravi e urgenti” le questioni aperte a livello europeo e nell’agenda italiana. Per questo è ora di un “contratto per la crescita” in tre punti: lavoro, tasse, infrastrutture e innovazione.

 

“Sull’Iva non si tratta e non si baratta”.


Serve “una responsabilità comune ed urgente, perché gravi ed urgenti restano le questioni aperte a livello europeo e nell’agenda del nostro Paese”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in apertura della sua relazione all’Assemblea Generale della Confederazione a Roma. L’Europa, appunto, per cominciare. A proposito della quale la scelta non è tra “meno o più Europa, ma per un’Europa migliore, cioè più prossima ai cittadini, più amica delle imprese”, ha detto Sangalli, che invece ha definito l’Italia “vulnerabile e coraggiosa al tempo stesso”. Vulnerabile per effetto dell’alto livello del debito pubblico, per l’eccesso di pressione fiscale e di burocrazia, per la consuetudine a interpretare le regole piuttosto che a rispettarle, per una logistica sottovalutata nelle sue potenzialità e maltrattata nella sua governance. Sono, questi ultimi, “i principali nodi che strozzano la ripresa ogni volta che sta per prendere fiato”. Una ripresa, ha sottolineato il presidente di Confcommercio, “insufficiente per ossigenare l’economia perché talmente esigua da restare nel recinto delle statistiche e perché incapace di dare calore e fiducia alle attese di famiglie e imprese”.

 

Secondo il presidente di Confcommercio, “alla base del ricorso ‘salvifico’ all’Iva, c’è un grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna” e la battaglia contro gli aumenti è sì “una battaglia di Confcommercio”, ma anche “una battaglia a favore di tutto il Paese”. Insomma, “sull’Iva non si tratta e non si baratta!”. Oltre che vulnerabile, dicevamo, per Sangalli l’Italia è anche coraggiosa, come “gli imprenditori, che continuano nonostante tutto a creare nuova occupazione, che non mollano nonostante un accesso al credito sempre difficile, che non desistono nonostante una burocrazia asfissiante, che ogni giorno fanno impresa anche in zone dove illegalità e criminalità minano le fondamenta delle comunità”. Sono imprenditori, quelli associati a Confcommercio, che lavorano anche per il bene comune, per i quali “la barca del Paese è prima di tutto la nostra”. In questo quadro, ha sottolineato Sangalli “a noi, alle parti sociali, alle associazioni di rappresentanza delle imprese, va richiesto un supplemento di responsabilità”. Dobbiamo “mantenere la barra dritta, rinsaldare i tanti temi che ci uniscono, indicare un credibile e sostenibile cammino di riforma per la crescita del Paese”. Dopo la diagnosi, la prognosi. Per Confcommercio è ora di un “contratto per la crescita” in tre punti: lavoro, tasse, infrastrutture e innovazione. Sul primo, il lavoro, la Confederazione “riconosce certo l’utilità degli strumenti che mitigano gli effetti della povertà assoluta”, ma “la via maestra resta il reddito che viene dal lavoro. Lavoro dignitoso e salario giusto”.

 

Sangalli ha quindi definito “utile” la proposta contenuta nel Contratto di governo per uno “strumento” digitale semplice e chiaro che sopperisca all’eliminazione dei voucher, mentre anche sul tema della sicurezza sul lavoro servono riforme semplici e concrete per “una prevenzione concreta e non burocratica”. Al secondo punto del “contratto” di Confcommercio c’è il sistema fiscale: per un percorso concreto e paziente di riordino, semplificazione e soprattutto riduzione della tassazione, le precondizioni sono “recupero dell’evasione e dell’elusione, e una coraggiosa spending review”. Non è possibile, per Sangalli, che “contro le nostre imprese ci sia anche il pressing serrato delle tasse locali con il tridente d’attacco IMU-TASI-TARI”. Il presidente di Confcommercio ha quindi proposto di “mettere mano anche alla tassazione locale, con una local tax, unica, certa e semplice” e ha invocato “risposte immediate” come “la deducibilità dell’IMU sugli immobili strumentali” e “il riporto delle perdite per le oltre due milioni di piccole imprese in regime di cassa” e “la web tax”. Il terzo e ultimo punto del contratto riguarda le infrastrutture e l’accessibilità: per il presidente di Confcommercio è fondamentale “connettere l’Italia” tramite “una rete di accessibilità, di competitività e di innovazione” partendo dal piano “Impresa 4.0”.