Il Corriere della Sera

Non ci sarà alcuna “soluzione soft”, il destino del vicesindaco Guido Montanari è segnato: uscirà dalla giunta Appendino. «Non sono disposta in alcun modo ad andare avanti con il freno a mano tirato — ha detto la sindaca in Consiglio — in alcun modo». L’ipotesi di un semplice ridimensionamento, corrispondente alla perdita dell’incarico di vice della sindaca, ma non alla perdita delle deleghe da assessore all’Urbanistica, è sfumata al termine del faccia a faccia, questa mattina, tra il professore del Politecnico e la prima cittadina. E il prof ha replicato: «Non mi dimetto, ho lavorato bene». Per aggiungere poi: «Colgo un orientamento legato ai vecchi poteri forti della città».

«Basta compromessi al ribasso»
«Torino viene prima: non sono più disposta ad andare avanti con il freno tirato dalla maggioranza. Se non verranno approvate con la totalità dei voti le prossime delibere di giunta, io mollo». Così la sindaca Chiara Appendino nel suo atteso discorso in Sala Rossa. Dopo il capitolo Montanari – «nessuno tra coloro che hanno il dovere e l’onore di governare la cosa pubblica può dileggiare e osteggiare un evento che ha ricadute sulle città. Lo stesso deve valere per qualsiasi evento, il lavoro deve sempre sete rispettato» – le parole della prima cittadina sono tutte una lavata di capo per i consiglieri dissidenti o, come li ha definiti il leader Luigi Di Maio, «nemici della contentezza»: «Abbiamo fatto molto, ma tanto altro avremmo potuto fare e meglio in questi tre anni. Non intendo più tollerare comportamenti e dichiarazioni che offrono sponda alle accuse di un luogo senza possibilità. La credibilità di una città verso i torinesi e gli investitori passa anche da una comunità di intenti e dalla capacità di prendere decisioni insieme. Come sul Motovelodromo o sull’impianto sportivo di Parella. E poi non possiamo pensare che chi ha responsabilità di governo si scagli sempre contro prefettura e questura. Che tutto sia soggetto a liti interne e compromessi al ribasso. Torino viene prima».

L’ultimatum
Ecco dunque l’ultimatum: «La settimana prossima arriveranno in aula varie delibere, provvedimenti a cui chiederò all’aula mandato pieno. Ma non intendo più accettare una battuta d’arresto, chiedo invece una prova di maturità. Per questo a questi atti vincolerò il mio mandato e il futuro di questa amministrazione». «Una perdurante situazione di stallo provocherebbe un danno. Se il male minore sarà il termine anticipato di questa consigliatura – conclude Appendino – così sarà».