Un terzo decreto Ristori, da varare rapidamente  per mettere sul piatto un altro miliardo, un miliardo e mezzo al massimo, e dare indennizzi subito a tutte le attività coinvolte dalle chiusure in zona arancione e rossa.

Mentre la legge di Bilancio arriva in Parlamento con un mese di ritardo sulla tabella di marcia il governo già lavora ai prossimi provvedimenti: e per fare presto l’idea che si sta facendo largo è appunto quella di procedere con un decreto iper snello subito, grazie ai fondi ancora a bilancio ma non utilizzati, e prendersi qualche altro giorno per fissare le priorità della maggioranza e l’asticella del nuovo extradeficit – che potrebbe superare i 20 miliardi – da chiedere con un altro scostamento.

Il governo “è consapevole” che le risorse messe in campo con i decreti Ristori 1 e bis “sono insufficienti” e per questo lavora a “un Ristori ter e un ulteriore provvedimento “più ampio”, aveva spiegato il sottosegretario Cecilia Guerra ai senatori in attesa di capire come proseguire con l’esame dei due attuali decreti ristori. Il decreto ter “avrà la funzione di finanziare meglio queste misure” con un primo allargamento dei codici Ateco, sulla base anche della “notevole convergenza” su alcuni settori “limitati” emersa dagli emendamenti di tutte le forze politiche.

Ci sarà poi, nello schema illustrato dal sottosegretario in Parlamento “un altro provvedimento che come ha detto anche Gualtieri ha proprio una funzione di chiusura, perequativa, che ci permetterà di utilizzare un criterio di ristoro” diverso “e anche di altri più ampi strumenti di sostegno” ai soggetti “danneggiati in misura rilevante per effetto delle chiusure primarie“.

In questo secondo provvedimento potrebbero quindi trovare posto gli aiuti per gli affitti commerciali, “senza penalizzare i proprietari di immobili” citati dal premier Giuseppe Conte ma anche le nuove sospensioni fiscali, oltre appunto a un nuovo metodo di calcolo dei ristori non più basato sulle perdite di un solo mese, come avviene adesso.