Corriere della Sera – Enrico Forzinetti
La catena ha stretto una collaborazione con la russa 3D Bioprinting Solutions: la materia prima di partenza saranno cellule di pollo coltivate in laboratorio. Il primo test sulle crocchette sarà a Mosca nell’autunno di quest’anno.
La strada per lo sviluppo di cibi alternativi passerà anche attraverso i nuggets. Potrebbe sembrare una battuta se non fosse anche coinvolta la catena KFC che è al lavoro per realizzare la carne del futuro. A cambiare sarà anche la produzione della pietanze: KFC ha infatti annunciato un’importante collaborazione con la russa 3D Bioprinting Solutions per realizzare le crocchette di pollo attraverso la stampa a tre dimensioni. Il materiale di partenza saranno cellule di pollo coltivate in laboratorio, ma la catena fornirà anche l’impanatura e le spezie per far sembrare il gusto di questi nuovi nuggets il più simile possibile a quelli odierni. Con la differenza che per realizzarli non verranno però usati gli animali. La prima crocchetta verrà testata a Mosca già nell’autunno di quest’anno, ma la speranza è che apra le porte alla diffusione più ampia di carne realizzata con cellule cresciute in laboratorio. KFC non è del tutto nuova a questi temi visto che già dall’anno scorso ha iniziato a offrire negli Usa i prodotti della Beyond Meat, ossia sostituti della carne di origine vegetale.
Numerosi vantaggi
Con quest’accordo la catena punta a fare un importante balzo in avanti nel mondo dei cibi alternativi con una precisa ottica anche a livello ambientale ed etico. Secondo alcuni studi, il cosiddetto bioprinting dei nuggets porterebbe a una riduzione di 25 volte dei gas serra e al dimezzamento del consumo di energia rispetto alle tradizionali attività di allevamento. Senza dimenticare il fatto che non verrebbero più utilizzati gli animali per realizzare la carne, aspetto non di poco conto per una parte della popolazione. Ovviamente ci saranno vantaggi anche da un punto di vista commerciale per la catena. Da una parte questa tipologia di crocchetta potrebbe attirare nuovi clienti, dall’altra permetterebbe di avere un prodotto che non dipende più direttamente da allevamenti, a volte soggetti anche a momenti di difficoltà nel fornire la materia prima per i nuggets. Rimane il dubbio che una soluzione così «tecnologica» per il cibo potrebbe anche ottenere l’effetto di allontanare parte della clientela.