La Repubblica
Enrica Di Blasi
Previdenza, sanità integrativa e istruzione per i figli. Il welfare aziendale, grazie a un progetto di Ascom Confcommercio Torino, arriva ad abbracciare anche quelle piccole realtà che finora non offrivano questa possibilità ai loro dipendenti. Si tratta di una novità che interessa 100mila piccole imprese e oltre 200mila lavoratori. Dopo una prima fase di informazione, il passo successivo sarà creare delle reti, oltre a quelle già esistenti, vicino al luogo in cui si trovano le aziende. Così da poter fornire dei servizi che siano comodi per chi ne deve usufruire.
” Oggi il welfare – sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia – è uno strumento sempre più adottato da parte delle imprese: ottimizza il costo del lavoro in quanto non incide sul cuneo fiscale, migliora performance e clima nell’azienda, incentiva il dipendente offrendogli vantaggi in beni e servizi di varia natura ” .
L’elenco delle prestazioni offerte ai lavoratori non si limita a un’assistenza sanitaria integrativa – peraltro alcuni servizi per questa voce sono già coperti dal contratto nazionale – ma include anche attività che rientrano nel tempo libero, come viaggi, corsi di lingue straniere, abbonamenti a palestre, ticket restaurant, convenzioni con negozi e i trasporti. ” I vantaggi sono sia per le aziende che per i lavoratori – aggiunge Carlo Alberto Carpignano, direttore dell’Ascom Confcommercio di Torino e provincia – perché la parte di stipendio pagata come welfare aziendale è esentasse. Senza contare che creando una rete di servizi per i lavoratori sullo stesso territorio, si creano anche opportunità per altre imprese ” . Nell’iniziativa sono state infatti coinvolte realtà, dalle comunità per all’assistenza agli anziani ai negozi di vicinato, dalle associazioni di volontariato alle agenzie di viaggio, fino ai centri fitness.
Il progetto, battezzato ” We- Care: la cura delle persone per il benessere organizzativo”, verrà presentato nei prossimi giorni alle imprese che si occupano di servizi e terziario. Una volta proposto un pacchetto welfare ai dipendenti, saranno questi a scegliere come spenderlo, tra polizze assicurative, borse di studio, visite specialiste, arredamento. Tra le opzioni, ce ne sono anche alcune a sostegno dei genitori e non si limitano ad offrire un asilo nido vicino al posto di lavoro. ” Per alcune mansioni – precisa Carpignano – è possibile, oltre a introdurre un orario flessibile, offrire possibilità come smart working, telelavoro, o permessi aggiuntivi per maternità e paternità ” . C’è poi un altra parte di welfare allargato alla comunità, che include iniziative di volontariato, eventi ricreativi e culturali e adozioni a distanza. Insomma, ogni pacchetto sarebbe a misura del lavoratore, single o in famiglia che sia, andando incontro alle sue specifiche esigenze.
Il progetto We- Care si inserisce in un filone di attività che ha coinvolto gli enti pubblici nel primo bando della Regione di ” Azioni di comunicazione istituzionale sulla cultura di welfare aziendale per il territorio”. Adesso la parola passa alle imprese. Ad aderire al progetto sono già alcune decine ma l’obiettivo è di coprire l’intero bacino dei 200mila lavoratori.