Gli ultimo sondaggi sono stati smentiti: il “Leave” ha vinto il referendum per uscire dalla Ue con il 51,89% dei voti. I britannici che hanno votato Leave sono stati 17.410.742. Il Remain ha ottenuto 16.141.241 voti. L’affluenza è stata del 72,2% degli aventi diritto.
Scozia, Irlanda del Nord e Londra hanno votato largamente a favore del Remain. Il Galles e il resto d’Inghilterra per il Leave. In Inghilterra il Leave ha ottenuto 15,18 milioni di voti, il Remain 13,26 milioni. In Galles il Leave ha ottenuto 0,85 milioni di voti, il Remain 0,77 milioni. In Scozia il Remain ha ottenuto 1,66 milioni di voti, il Leave 1,01 milioni.
In Irlanda del Nord il Remain ha ottenuto 0,44 milioni di voti, il Leave 0,35 milioni. Commentando i risultati il premier britanico, David Cameron, ha detto che rimarrà a Downing Street altri tre mesi ma che poi è necessario che per la guida dei negoziati con l’Ue ci sia una nuova leadership. Ad ottobre, quando ci sarà l’assemblea del Partito conservatore, “ci sarà bisogno di una nuova leadership del partito e del governo”.
“Speriamo che, come da più parti rilevato, gli effetti sull’economia italiana ed europea, almeno nel breve periodo, siano limitati. In ogni caso, l’uscita del Regno Unito è un chiaro segnale, da non sottovalutare, che indica la disaffezione e il disorientamento di una parte di cittadini europei rispetto a istituzioni troppo complicate, distanti e spesso incomprensibili dall’opinione pubblica. Per questo, l’esito del referendum britannico deve essere l’occasione per innescare una riflessione sul ruolo, sulla struttura dell’Europa e sul concetto di integrazione come unica possibilità per il futuro del vecchio continente. Una nuova ampia discussione democratica su come migliorare le istituzioni europee sarà una strada lunga e faticosa, ma appare oggi necessaria e urgente, anzi inevitabile”. Questo il commento del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull’esito del referendum in Gran Bretagna.
Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio – prosegue la nota – la fase di fibrillazione sui mercati finanziari e valutari potrebbe concludersi in un periodo ragionevolmente breve. Pure se, per sua natura, non paragonabile a quello attuale, lo shock dovuto ai tragici eventi dell’11 settembre 2001 fece perdere nell’immediato alle borse mondiali tra il 6 e l’8%, poi recuperato nell’arco di 2 mesi.
Le Banche Centrali appaiono in grado di contrastare rapidamente e con efficacia eventuali crisi di liquidità e, pertanto, non si dovrebbero registrare conseguenze rilevanti sulla dinamica dell’economia reale nel breve termine. Gli aspetti più problematici si potrebbero osservare, invece, nel medio periodo, con un indebolimento dell’economia europea dovuto a una crisi di fiducia nell’euro e nell’Europa in generale.
Gli effetti – conclude l’Ufficio Studi – dipenderanno dall’efficacia delle risposte che la politica europea e le leadership nazionali sapranno fornire a un’opinione pubblica fortemente disorientata. Economia e politica devono tornare a camminare assieme, perché quando divergono troppo a lungo e troppo profondamente, il disagio economico e sociale rischia di portare a scelte dalle conseguenze imprevedibili.