(Dal sito internet de La Stampa)


Su 14 ispezioni in imprese produttrici o grossisti di sacchetti, con sedi nella cintura torinese e in provincia di Savona, 11 non sono risultate in regola con le norme che dal 2014 vietano la commercializzazione della buste monouso non ecocompatibili. È il bilancio di un’attività di controllo del Nucleo Operativo Ecologico di Torino, che ha inflitto sanzioni a carico delle ditte non a norme per un importo complessivo di oltre 95.000 euro, con il sequestro di più di 80 tonnellate di prodotti già pronti ad essere messi in commercio, per un valore superiore ai 500.000 euro.

 

LE SHOPPERS VIETATE
Le buste della spesa, chiamate in gergo “shoppers” sono vietate se realizzati in materiale plastico (PE), dotati di manici o bretelle con spessore inferiore a 200 micron (quelli per uso alimentare), e 100 micron (quelli per uso non alimentare) . «Queste borse, ormai virtualmente scomparse dalla grande distribuzione, – spiegano gli investigatori del Noe – sono al contrario ancora oggi, ad oltre 4 anni dall’emanazione del divieto, molto diffusi nei mercati comunali e rionali e nella piccola distribuzione, in forza dei costi di acquisto estremamente convenienti (fino ad un 1/10) rispetto al medesimo prodotto realizzato in materiale biodegradabile di origine vegetale».

 

I DANNI PER L’AMBIENTE
Un grave danno per l’ambiente e per le aziende che rispettano i divieti. «La mancata eliminazione dal commercio dei sacchetti monouso in plastica – aggiungono dal Noe – non ha consentito di realizzare l’obiettivo che la normativa europea, prontamente recepita dall’Italia, si prefiggeva: la diminuzione consistente di uno dei principali rifiuti da imballaggio, dannosi soprattutto per l’ecosistema marino. Dall’altro provoca un grosso danno economico a tutte quelle aziende che, rispettose della normativa, hanno investito sulla produzione e distribuzione di imballaggi biodegradabili, che si vedono sottratte consistenti fette di mercato dalla commercializzazione indiscriminata di imballaggi vietati».