(Da La Stampa online)
PAOLO COCCORESE
TORINO

 

Promosso il mercato del libero scambio in via Monteverdi. Chi temeva l’invasione dei venditori del suk ha tirato un sospiro di sollievo. La presenza massiccia delle forze dell’ordine e degli steward degli organizzatori di Vivi Balon ha evitato i problemi delle ultime domeniche in corso Novara. Certo, non sono mancate le polemiche: una trentina di residenti ha manifestato contro lo sbarco in Barriera di Milano, ma è anche vero che sono stati subito bloccati gli abusivi che volevano piazzarsi fuori dalla zona transennata. Merito degli abitanti di via Bologna. Alle sette di mattina sono scesi di casa e li hanno allontanati.

CONTROLLI MINUZIOSI
La sfida del trasloco dallo Scalo Vanchiglia per ora sembra vinta, anche se verso l’alba si è temuto il peggio. «Quando ho visto un gruppetto che stava stendendo le mercanzie davanti al nostro cancello, sono subito sceso in strada – dice Luca Zicca, 44 anni, impiegato che abita in via Cimarosa 43 -. Li ho mandati via spiegando che qui non potevano stare». Severi i controlli. Per tutta la mattinata, in via Monteverdi, oltre che in piazza della Repubblica, c’è stato un gran dispiegamento di forze: una trentina di agenti della Municipale, altrettanti poliziotti e una decina di carabinieri in corso Novara. Non hanno perso di vista i tre ingressi, hanno scacciato i tentativi di qualche irriducibile che tentava di piazzarsi senza pagare, e hanno sequestrato la merce a una venditrice di pane e a uno di borse taroccate.

«Rimaniamo dell’idea che questo quartiere non meriti un’altra criticità», dice Luca Roux, uno dei promotori delle due petizioni contro il suk. «Non ci sono stati grandi problemi. Ma sono curioso di vedere come andrà quando non ci sarà tutta questa polizia». A partire dalla prossima settimana, il mercato del libero scambio annuncia qualche miglioria. Arriveranno più cestini, aumenteranno i controlli contro chi parcheggia in doppia fila oltre via Bologna, potrebbe essere spostato l’accesso dei mezzi da via Cimarosa a via Sempione. Più difficile controllare che tutta la merce sia in regola. Negli angoli nascosti del suk, tra le montagne di vestiti di seconda mano, attrezzi e vecchi biciclette, qualcuno ha messo in vendita un coltello alla Rambo, la tuta della Juve contraffatta e degli mp3 ancora impacchettati.

L’IDENTIKIT DEL CLIENTE
Verso pranzo, i primi venditori sono tornati a casa. «Non tutti hanno rispettato l’impegno di non lasciare immondizia, ma dopo l’intervento dell’impresa di pulizia via Monteverdi è un gioiello», dice il presidente di Vivi Balon, Dario Di Gennaro. Dei quattrocento stalli (in vendita a 10 euro), una decina è rimasto libero. «Temevamo l’arrivo di molti più venditori, ma così non è stato – aggiunge -. Ha dato i primi frutti il divieto di accogliere i venditori che non abitano in città».
Ma chi è l’esercito che domenica anima il bazar del libero scambio? Secondo il Comune, alla Scalo Vanchiglia il 45% dei venditori era marocchino e il 21% italiano. Quasi trequarti diceva di essere disoccupato con figli a carico. Rispetto a qualche anno fa è aumentata la presenza dei rifugiati africani, mentre rimane numerosa la presenza di rom. Ancora più variegata la fotografia dei clienti. Si dividono in tre segmenti. Ci sono i collezionisti, che prestissimo si mettono in cerca di qualche pezzo pregiato. Poi i curiosi, che arrivano anche da lontano per “ammazzare la domenica” come il pensionato Alfredo Mossetto, 73 anni. E quelli come la signora Angeli Marina, 46 anni, che ha comprato scarpe e pantaloni alla figlia. «Da quando sono disoccupata, ho dovuto rinunciare alle boutique».