(Dal sito internet de La Stampa)
Le statistiche – per quel che valgono in questo caso – la raccontano così: ogni anno un italiano passa 400 ore in coda. Sedici giorni consumati al semaforo, in banca, alla posta, a fissare la progressione dei numeri elettronici in qualche ufficio pubblico. Un’eternità, testimoniano le ultime ricerche dell’Istat. Negli ultimi anni, va detto, alcune amministrazioni hanno cercato le contromisure. A Torino, ad esempio, da un pezzo le multe si possono pagare anche su Internet e una serie di certificati si possono stampare da casa senza bisogno di andare all’anagrafe. La situazione è migliorata ma non così tanto. Le code ci sono sempre e, con esse, proteste, lamentele, qualche gazzarra ogni tanto, un generale senso di sfiducia. In tutto questo si è inserita la tecnologia. Con un telefono, ormai, si può fare quasi tutto. Anche evitare la coda.
Da qualche giorno negli uffici di Soris, la società del Comune incaricata di riscuotere le imposte locali e le multe, si sta sperimentando un’applicazione ideata quattro anni fa a Roma. Si chiama Qurami e non elimina le code; le rende soltanto virtuali. Si scarica l’app sul telefono, si sceglie l’ufficio di cui si ha bisogno e si verifica in tempo reale il numero di persone in fila. A quel punto si prende il numeretto elettronico virtuale, del tutto equivalente al ticket cartaceo che si ritirerebbe alle macchinette dell’ufficio. Così si può seguire l’avanzare della fila e recarsi allo sportello solo quando è il proprio turno.
Il vantaggio è evidente: niente code. Mentre la fila scorre, la si può controllare sul telefono e, nel frattempo, sbrigare altre faccende o restare a casa e uscire giusto in tempo per non perdere il turno.
In Soris la sperimentazione sta funzionando. Durerà altri quindici giorni, poi si trarranno le somme. «L’intenzione è rendere questo servizio stabile», spiega l’assessore comunale all’Innovazione Enzo Lavolta, «e possibilmente estenderlo ad altri uffici. Siamo partiti da Soris perché è una di quelle realtà dove si è quasi costretti ad andare di persona». Qualche mese fa Palazzo Civico ha firmato un protocollo d’intesa con Qurami, già attiva in altre realtà: dalle università romane, al Policlinico Gemelli, dal Comune di Firenze a quello di Trieste. «Non è la soluzione a tutti i mali della burocrazia», ragiona Lavolta, «anche perché non tutti hanno uno smart phone. Però è un sistema per migliorare la qualità della vita dei cittadini, dando il giusto valore al loro tempo. Chi lavora dovrà prendere meno permessi, chi ha un’impresa perderà meno tempo. Per non parlare del minore stress degli addetti agli sportelli».
La sperimentazione dell’app per ora è gratuita. Se diventerà un servizio permanente le cose cambieranno. Qurami, che l’anno scorso è stata selezionata tra le 40 start up italiane più promettenti, riceverà un canone: in questo caso lo dovrebbe incassare da Soris. Ma anche i tabelloni elettronici e le macchinette che stampano i numeri hanno un costo. E non rendono più semplice la vita.
(Andrea Rossi)