Pubblichiamo l’articolo tratto da La Repubblica online, che riporta un caso di apertura sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro di un supermercato a Torino.

 

Le bianche luci fluorescenti non si spengono mai. Giorno, notte e ancora giorno. I neon restano sempre accesi. In via Madama Cristina, angolo corso Raffaello, il primo supermercato h24 di Torino festeggia i primi dieci giorni di apertura illimitata. Nella notte dove si celebrano i 25 anni dalla caduta del Muro in città ha ceduto anche l’ultima barriera: si può consumare e acquistare sempre, niente più alternanze tra lavoro e riposo.

All’una nel Carrefour di San Salvario c’è una sola cassa aperta. La gente in coda attende osservando i prodotti passare sotto il lettore ottico: patatine, mandarini, pizzette, fazzoletti e latte, tanto latte. Gli acquisti della notte non sono lontani da quelli del giorno. Chi si aspetta di trovare solo i figli della movida, assetati di alcol a basso costo e carboidrati per arginare la sbornia, resta deluso.
Le pubblicità verniciate sul marciapiede di via Baretti, però, attirano qualcuno che spera nei superalcolici a basso costo: “Pensavo di prendere qualche bottiglia per spendere poco, ma non possono vendercelo perché è passata mezzanotte” confessa, scontento, un ragazzo sotto la trentina con maglia da rapper e catenina.
All’ingresso infatti un cartello spiega come la vendita di alcolici sia vietata dalla mezzanotte alle sei: “Prima chiudevamo alle 22, ma non abbiamo prolungato per lucrare su chi beve – spiega il direttore del punto vendita, Vincenzo Acanfora – Offriamo un’opportunità in più ai nostri clienti, ma vogliamo uno spazio sicuro. Per questo abbiamo ingaggiato due vigilanti apposta per la notte”. I due, oltre che della sicurezza interna, si occupano di evitare schiamazzi sul marciapiede: “A parte qualcuno che dà in escandescenza perché non può avere da bere per il resto è tranquillo” confermano loro. A questi si aggiungono quattro dipendenti presi per i turni notturni, “ma alcuni lavorano per mettere a posto i prodotti per il giorno dopo” precisa Acanfora.
Sono tanti ad apprezzare la possibilità: tra l’una e le due decine di persone passano e comprano qualcosa. Tanti lavoratori notturni, qualche solitario che non dorme e i giovani. Uomini e donne che nel sabato sera scelgono di fare una puntata al supermercato: “L’altra volta siamo venute dopo essere andate a ballare, se ci viene voglia di mangiare qualcosa passiamo” dice la ventenne Wijdan, pronta per la serata in discoteca con la sua amica Sara.

Sono diverse le coppie che scelgono le ore più buie per fare la spesa. Maria Ritorto e Francesco Frammartino hanno appena finito con Paratissima e prima di tornare a Milano volevano qualcosa da mettere sotto i denti: “Ne avevamo visti a Parigi, ma mai in Italia. Forse è sbagliato per chi lavora, ma per noi è davvero utile”.
Anche Federica Ceppa, giovane mamma «che ha staccato tardissimo» è combattuta tra il pensiero per chi è costretto a lavorare di notte e la sua comodità: «L’ho detto anche al cassiere: mi spiace per loro, ma oggi ho lavorato fino a tardi e lo farò anche domani: solo così la mia bimba la mattina avrà il latte fresco e il mio compagno potrà cucinare roba fresca. Nel suo carrello mozzarelle, yogurt e altri prodotti per la colazione: “Sarebbe bello se avessimo tutti i tempi giusti per tutto, ma ormai non è più così”.

Alla cassa Giovanni Monteleone ha pochi momenti di tregua: “Per adesso sta andando bene. Faccio solo cassa notturna che va dalle 22 alle 8 e mi divido il turno con un altro collega”. A 35 anni sta concludendo gli studi in Medicina: “Lavorando è difficile, ma questa devo farlo per mantenere mia figlia. Per adesso e così poi si vedrà”. Ormai ha imparato a conoscere i clienti della notte: dai cuochi che chiudono tardi la cucina ai taxisti a fine turno, dalle prostitute a chi ha scordato un pezzo nell’ultima spesa la gente sfrutta l’apertura per spese medio piccole: “Molti vengono per una cosa e poi già che ci sono prendono anche qualcos’altro” dice mentre sposta l’unico prodotto di una ventenne bionda arrivata in motorino. “Nel ristorante dove lavoro non c’è più carta forno, così a fine turno sono passata. Domani faremo i maracon e servirà per forza” spiega lei aggiungendo cinque centesimi alla banconota che porge al cassiere.

Sono quasi le due e mezza, secondo Monteleone il picco di clienti è stato superato: “Per un paio d’ore la situazione si fa più tranquilla, poi iniziano ad arrivare gli anziani insonni e chi ha finito di lavorare nei locali”. Anche quando la luce del sole si riaffaccia sul supermercato i neon non si spengono e alla cassa i prodotti continuano a passare.