Proponiamo l’articolo disponibile su www.wired.it, magazine professionale nell’ambito della tecnologia, in merito ai capi d’abbigliamento intelligenti.
Orologi, bracciali, tessuti “intelligenti”. Dopo lo sbarco in grande stile di Apple nel mondo degli smartwatch, la tendenza è ormai chiara e vede i big dell’elettronica puntare con decisione al mercato della tecnologia indossabile. La wearable tech, già al centro delle strategie dei vettori internazionali, è oggi una realtà soprattutto per gli appassionati di fitness. Monitoraggio dell’attività fisica e personal trainer personalizzato sono solo alcune delle possibilità che abbiamo a disposizione indossando un braccialetto intelligente, come sottolinea anche l’ultimo report firmato da NTT Data, azienda di servizi IT con sede a Tokyo e in 40 Paesi nel mondo.
Secondo le stime degli analisti di Juniper Research, ABI Research e TechNavio, riprese da NTT, entro il 2018 il numero di dispositivi indossabili crescerà dagli attuali 10-15 milioni a quasi 200 milioni, per un valore potenziale di mercato stimato tra i 20 e 40 miliardi di dollari. Nello stesso rapporto, invece, Canalys prevede che entro la fine dell’anno il solo segmento dei braccialetti intelligenti “raggiungerà 8 milioni di unità vendute nel mondo, una cifra che crescerà oltre i 23 milioni entro il 2015 e oltre i 45 milioni entro il 2017”. Tra i dispositivi wearable più utilizzati cresceranno i sensori di assistenza sanitaria, i gioielli, e ovviamente gli orologi intelligenti, mentre non mancheranno una varietà di sensori incorporati negli abiti e nelle scarpe.
Un esempio? “Una camicia intelligente potrà servire per monitoraggi sanitari preventivo-diagnostici; per esperienze di acquisto personalizzate ed in mobilità, per esperienze più reali nei giochi e nell’entertaiment. E se farà parte degli equipaggiamenti di forze dell’ordine e di salvataggio, potrà salvare vite rilevando la presenza di pericoli, monitorando la situazione e reagendo a stimoli, inviando segnali sui parametri vitali di chi la indossa e consentendo la geolocalizzazione”, spiega a Wired Marco Cavalieri, Head of Enterprise Architectures Practice – IT Consulting di NTT DATA Italia.
Giocheranno infatti un ruolo significativo “nuovi tessuti o innesti come le fibre ottiche, i polimeri stimuli-sensibili o elettroconduttivi e i materiali a memoria di forma (leghe o polimeri)”, spiega il report. L’allenamento proposto potrà infatti essere modellato dai personal trainer virtuali sulla base di statistiche biometriche, ovviamente sempre più ricche, e dei segnali corporei intercettati dai sensori, incrociati con elementi esterni quali clima, tipologia di percorso o sport selezionato, altitudine e umidità. Applicazioni rese possibili anche dai cosiddetti Smart Tag, chip inseriti nell’abbigliamento che sfruttano una particolare modalità di proximity detta “tap” o “contactless”. A contatto con la pelle e l’organismo, il chip otterrà in tempo reale informazioni anche a carattere multimediale (contenendo nella sua memoria diverse informazioni come stringhe di testo, contatti di rubrica, URL Web, ecc…) e in ambito sportivo “potrebbe consentire a personal trainer virtuali di suggerire i capi di abbigliamento più corretti in base al livello di preparazione fisica, alla tipologia di percorso scelta oppure alle previsioni meteo”.
Gli Smart Tag inseriti nei tessuti che vestiremo, però, serviranno anche “per la gestione di informazioni riguardanti la storia, la manutenzione e l’usura del capo stesso, lo studio della temperatura corporea a regime, del livello di sudorazione sotto sforzo, della dilatazione toracica, oppure per ricevere indicazioni sul livello di sforzo consigliato, calcolato in tempo reale sulla base del livello di stanchezza percepito e del percorso da affrontare (con messaggi del tipo: “Attenzione, si consiglia di ridurre la velocità perché in base all’attuale battito cardiaco e respirazione non sarà possibile affrontare correttamente il prossimo dislivello”)”.
Sviluppi di certo appetibili per le aziende, eppure ancora dall’interesse incerto per i consumatori, stime di crescita a parte. Ma l’adozione su vasta scala di chip per tessuti e capi intelligenti, porrà l’accento soprattutto sull’acquisizione, la conservazione e la cessione di dati così personali (quasi intimi). Tra gli altri, sono stati gli analisti di Gartner a far notare come sia importante la definizione di adeguate politiche di sicurezza e di privacy, dal momento che le aziende produttrici di dispositivi indossabili si troveranno in possesso di informazioni dettagliate e personali sull’utenza. “Ciononostante, buona parte dei responsabili IT delle aziende produttrici non stanno ancora prendendo nella dovuta considerazione il profondo impatto delle applicazioni mobili sulle loro infrastrutture informatiche né si stanno muovendo di conseguenza per aggiornare opportunamente le loro politiche di governance”, concludono gli analisti. È probabile che lo sbarco di big player come Apple sul mercato favorirà l’adozione di strumenti adeguati, ma per qualche tempo sarà meglio che facciate attenzione al vostro nuovo paio di pantaloni intelligenti.