Intervista del presidente di Confommercio al Corriere della Sera: “Per i consumi bisognerà attendere il 2023 per tornare alla situazione pre-pandemica”. “Serve un credito d’imposta per le merci invendute”.
24 ottobre 2021
Carlo Sangalli, da presidente della Confcommercio, quanto è consistente la ripresa della nostra economia?
“C’è ed è più forte delle attese. Corriamo, ma per recuperare nel 2022 i livelli prepandemici del 2019, quando non avevamo ancora recuperato i livelli di prodotto procapite del 2007”.
E i consumi?
“Bisognerà attendere il 2023 per tomare alla situazione pre-Covid, mentre già emerge qualche segnale di rallentamento congiunturale. Ci sono potenziali fattori frenanti sul piano internazionale: ritardi nelle campagne vaccinali in molte aree svantaggiate del mondo, strozzature nei sistemi di approvvigionamento, accelerazione dell’inflazione”.
Che cosa prevedete sull’inflazione?
“Stimiamo per il nostro Paese un incremento tendenziale attorno o superiore al 3% per ottobre, in conseguenza dei costi dell’energia, ma non solo. I rischi inflazionistici richiedono la massima attenzione, perché, al di là delle perdite di potere d’acquisto che frenerebbero i consumi, eventuali cambiamenti dell’orientamento della politica monetaria, fin qui giustamente flessibile, avrebbero effetti davvero rilevanti. Soprattutto con un debito elevato”.
La legge di Bilancio sta imboccando la giusta direzione?
“La Nota di aggiornamento del Def 2021 e il Documento Programmatico di Bilancio ne anticipano l’intonazione espansiva. Per quel che ci riguarda, serve continuare a sostenere la difficile ripartenza delle imprese del terziario di mercato, quelle più colpite dalla pandemia. Che, al contempo, sono chiamate a svolgere un ruolo determinante per le prospettive dell’occupazione. E dare impulso al consumi, per fondare la crescita su un’evoluzione equilibrata dell’export, degli investimenti e della spesa delle famiglie”.
Le associazioni imprenditoriali e i sindacati del turismo hanno firmato un avviso comune sulla necessità di prorogare gli aiuti di Stato.
«Soprattutto per quanto riguarda il contenimento del peso dei costi fissi e la sostenibilità dell’indebitamento, ma anche per la tutela dell’occupazione e il finanziamento degli ammortizzatori sociali Covid-19. Si tratta, tra l’altro, di riattivare strumenti come il credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda e di impostare un’accorta prosecuzione della moratoria sul prestiti bancari anche oltre la fine di quest’anno».
II mondo del tessile continua a pagare le tasse sull’invenduto causa Covid?
«Sì, chiediamo una misura che riconosca un credito d’imposta per le imprese del commercio e della distribuzione, analogamente a quanto previsto per la manifattura».
Sul Fisco quali sono le vostre richieste?
«Ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e procedere al graduale superamento dell’Irap. Escludendo qualunque ipotesi di aumento dell’Iva. I buoni principi ci sono e vanno applicati: per esempio chi inquina paga, ricordando sempre che la sostenibilità è assieme ambientale, economica e sociale. Oppure non è».
Reddito di cittadinanza e “Quota 100” devono cambiare?
«Il primo va rivisto perché sia più mirato ed efficace nel contrasto alla povertà. Ad esempio sostenendo le famiglie più numerose, oggi penalizzate. Ma soprattutto va finalizzato all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro. Quanto alle pensioni, servono soluzioni stabili e che rafforzino sostenibilità finanziaria e patto tra le generazioni».
L’avvento del green pass ha fatto emergere il nodo dello “stesso mercato e stesse regole”nel mondo dei trasporti.
«Certo, e quello più in generale della concorrenza sleale sul costo del lavoro».
II governo vi ha coinvolto abbastanza sul Recovery plan?
«C’è un tavolo permanente di confronto che s’inquadra nel Patto per l’Italia proposto dal premier Draghi e da noi auspicato dall’inizio della pandemia. Un Patto che metta al centro il circuito virtuoso tra produttività, crescita e crescita dei redditi da lavoro. E’ una convergenza preziosa per le prospettive della contrattazione collettiva tra le parti realmente rappresentative e per il contrasto del dumping contrattuale. Ma anche per irrobustire fiducia e coesione sociale».
Lo sarebbe anche per affrontare i problemi relativi al debutto del green pass?
«Vaccini e green pass stanno sorreggendo la ripartenza del Paese. Palazzo Chigi ci chiami: il contributo del mondo delle imprese e del lavoro non mancherà».
tratto dal Corriere della Sera
di Antonella Baccaro