“I crescenti dati epidemiologici, nonostante la zona rossa, confermano che non esiste correlazione diretta fra Commercio o Pubblici Esercizi e contagio. Forse nelle case e nei trasporti si annida il rischio maggiore, per questo non capiamo più la ratio dei provvedimenti del Governo che da un lato sembra voler riaprire le scuole e dall’altro propone di tenere chiuse le nostre imprese” – dichiara la presidente Coppa.
Il rito dei saldi quest’anno è più che mai irrinunciabile. Torino non si fermi per un nuovo lookdown, sarebbe un disastro per l’intera filiera della moda e dell’abbigliamento in un anno in cui la spesa media segna un netto calo con una cifra di circa 200 euro per nucleo familiare. Inoltre nel Centro e nelle zone a vocazione turistica e commerciale della città per effetto dello smart working si fa sentire forte la mancanza del turismo invernale. Prezzi ribassati, fin dai primi giorni a partire dal 50 – 70% a seconda dei negozi e degli articoli in vendita.
Si confermano quindi tutti i timori di intere categorie come l’abbigliamento, il turismo, la ristorazione che hanno pagato duramente il prezzo più alto della pandemia. I saldi rappresentano ancora un rito importante per le famiglie torinesi, che vedono la possibilità di acquistare a prezzi ribassati i prodotti desiderati, come capispalla, calzature e maglieria.
Per gli operatori servono per incassare la liquidità necessaria per pagare tasse, fornitori, dipendenti e acquistare nuove collezioni ma mai come quest’anno non sono più occasione di crescita e sviluppo ma finiscono per sottolineare, ancora una volta il margine di sopravvivenza.
“I ristori arrivati in ritardo non sono bastati per aiutare le imprese. Chiediamo pertanto lo stato di crisi per il settore, un biennio bianco per coloro che hanno perso fatturato, finanziamenti per la ripartenza con fondo perduto e tempi straordinari di rientro, bonus adeguati per sanare parte del fatturato perso, cassa integrazione puntuale e continuativa per i nostri collaboratori anche oltre la fine dell’emergenza” – commenta la presidente Coppa.
Secondo le stime di Confcommercio i saldi interesseranno a livello nazionale 15,7 milioni di famiglie e muoveranno in totale 4 miliardi di euro contro i 5 dello scorso anno. Il 2020 si è rivelato un anno nerissimo per tutto il settore con continui stop and go e con molte preoccupazioni per gli operatori schiacciati dalle incognite sul futuro, costi incomprimibili e forte tassazione. L’aumento esponenziale degli acquisti sull’e-commerce e la partenza molto anticipata di alcune campagne promozionali delle grandi catene, finiscono per depotenziare ulteriormente il rito dei saldi invernali.
Al di là dell’offerta però resta fondamentale il sentimento di fiducia di chi acquista: se da una parte diminuisce il valore dello scontrino medio a famiglia, dall’altra rimane invariata la percentuale delle famiglie torinesi (una su due) pronta ad usufruire delle vendite di fine stagione. Invitiamo la clientela ad approfittare dell’inizio dei saldi per tornare nei piccoli negozi di vicinato, piccole e medie imprese, radicate nel territorio, dove si favoriscono i rapporti interpersonali mantenendo viva la vita di una comunità.
“L’apertura della stagione dei saldi invernali – conferma Gianfabio Vanzini presidente del gruppo Moda di Ascom Torino – inizia con l’l’attenzione rivolta dell’andamento della curva epidemiologica. Le interferenze del Covid sulle performance 2020 del settore sono state importanti. La coda dell’epidemia lambisce anche il 2021 ma con la speranza di essere alla fine di un ciclo. Scongiurando ulteriori restrizioni il nostro impegno è massimo per garantire anche nei saldi il rispetto delle norme di sicurezza.”