Corriere della Sera – Gabriele Guccione
«Oggi più che mai serve uno sblocca cantieri effettivo per ridare impulso all’economia». Un’urgenza che il presidente Alberto Cirio ha fatto presente, insieme agli altri governatori, al premier Giuseppe Conte e al ministro Roberto Gualtieri, durante l’incontro di mercoledì sulle ricadute economiche dell’epidemia da coronavirus.
Presidente, che cosa ha in mente?
«Il modello è quello usato per il ponte Morandi: un commissario straordinario, ma questa volta uno per ogni regione, che abbia il potere di disincagliare le opere impantanate nella burocrazia. Se in condizioni di normalità non si sarebbe potuto fare, ora che siamo nell’emergenza si deve fare».
Il governo le ha dato ascolto?
«Finalmente c’è la consapevolezza della gravità della situazione in cui ci troviamo».
Che cosa ha chiesto?
«Di fare presto. Il fattore tempo è la cosa più importante in questo momento, incide sulla sopravvivenza delle imprese, sui salari dei lavoratori e sulla vita delle famiglie che dovranno far fronte alla chiusura delle scuole».
E che cosa bisogna fare nell’immediato?
«Per prima cosa la cassa integrazione in deroga, per dare non solo ai lavoratori del turismo ma anche a quelli dei servizi nelle scuole, la certezza di uno stipendio a fine mese. E per questo occorre anche l’attivazione del fondo di integrazione salariale dal momento che la cassa copre solo l’80 per cento della busta paga e ha un limite di 1.150 euro al mese».
E poi?
«E poi un fondo che garantisca l’accesso al credito per le aziende in crisi di liquidità, un grande piano di promozione dell’Italia che preveda interventi a sostegno alle fiere che in tutta Italia si stanno annullando e che rischiano la delocalizzazione e la possibilità, per i genitori, di usufruire dei congedi parentali».
Un pacchetto non da poco. E che cosa le hanno risposto Conte e Gualtieri?
«Buona parte delle richieste, hanno assicurato, saranno già nel decreto di prossima emanazione».
E quando?
«Già domani (oggi, ndr)».
Questo le consentirà di prendere le «sue» misure?
«Verificherò i contenuti del provvedimento in modo da varare entro venerdì un piano di rafforzamento degli interventi nazionali».
Quale è il problema maggiore per il Piemonte?
«Pur non avendo zone rosse, vive un dramma. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni più colpite, ma le disdette dei turisti si registrano anche a Torino, come a Taormina o a Capri».
Danno comune…
«Il problema della reputazione è uguale per tutti. Se si considera pericoloso venire in Piemonte, a patire sono commercio, turismo e cultura. E di riflesso anche tutta la produzione destinata all’export. In questi giorni ci sono già stati compratori che hanno rimandato gli ordini».
Secondo lei è stata data l’immagine di un’Italia lazzaretto?
«Non voglio fare polemiche. L’allarmismo è sbagliato, ma anche la sottovalutazione. E ora anche all’estero, dove ci sono state speculazioni vergognose, come il video francese sulla pizza, cominciano a rendersi conto del reale potenziale di questa epidemia: la saturazione del sistema sanitario. Per questo sulla chiusura delle scuole, anche se il governo era di un altro parere, ho preferito ascoltare prima di tutto la voce della scienza»