L’Italia lavora a una vera e propria ‘manovra’ anti-coronavirus, forte del sostegno già assicurato da Bruxelles che, per voce del commissario Paolo Gentiloni, si prepara a fare “tutto il necessario” per evitare che l’emergenza faccia sprofondare l’intera economia del Vecchio continente. E mentre l’Europa si attrezza, il governo giallorosso cerca di accelerare per portare, già mercoledì in Aula, la richiesta di margini in deficit per 3,6 miliardi da spendere per il nuovo decreto. Si punta a ottenere anche l’appoggio delle opposizioni, tanto che il premier, Giuseppe Conte, ha convocato per martedì sera a Palazzo Chigi i capigruppo di tutti i partiti per condividere le prossime mosse. La commissione Ue intanto ha allestito un ‘Corona response team’, una task force per affrontare l’epidemia che lentamente sta coinvolgendo tutti i Paesi europei. E mercoledì anche i ministri delle Finanze, in teleconferenza, inizieranno a valutare quali percorsi condivisi intraprendere per arginare i danni che il diffondersi del virus sta imponendo in particolare a “turismo, trasporti, auto e catene di approvvigionamento che sono in discussione”, spiega Gentiloni facendo ricordare il ‘whatever it takes’ di Mario Draghi, con il suo “è tempo di dire che la Ue è pronta a usare tutte le opzioni di policy disponibili, se e quando necessario” per la crescita.

Se il contagio dovesse continuare a espandersi non basteranno infatti le misure prese dai singoli Paesi, come ha più volte ribadito anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiedendo a più riprese che ci sia una risposta comune non solo europea ma di tutte le maggiori economie. Posizione che sarà ribadita anche nei colloqui attesi tra i ministri del G7 per discutere la risposta alla minaccia del coronavirus sull’economia mondiale. Gualtieri si prepara a incontrare martedì, al tavolo convocato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio con mezzo governo, le imprese dell’export per studiare insieme le contromisure a difesa del made in Italy. E nel frattempo studia coi tecnici – e con il confronto con le parti sociali già avviato con gli incontri al Pd che proseguirà mercoledì a Palazzo Chigi da Conte – le misure urgenti da inserire nel prossimo decreto, che potrebbe essere varato tra giovedì e venerdì. L’obiettivo è dare intanto un primo ristoro alle attività commerciali e alle aziende affossate dall’emergenza, con un credito d’imposta per chi ha perso il 25% del fatturato, di rifinanziare gli ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori, estendendo la Cig in deroga a tutta Italia, e dare più risorse alla sanità, che ha bisogno di accelerare i concorsi, di assumere medici e di rafforzare i reparti di terapia intensiva. E si pensa anche a rimborsi per le gite scolastiche e i viaggi saltati per i voli cancellati e i timori dell’epidemia. Un successivo decreto, poi, dovrebbe invece spingere sulla crescita, con lo sblocco dei cantieri sul modello ‘Ponte Morandi’.

L’intervento più complessivo è quello chiesto a gran voce da imprese e sindacati, che approvano la rapidità degli interventi ma lamentano una carenza di risorse. Difficile però, in questo momento, fare di più. Intanto perché ancora non è possibile una stima attendibile dell’impatto del virus, e poi perché il Paese deve fare i conti con una economia già fragile. L’indebitamento del 2019 fermo all’1,6% contro la previsione di 2,2%, registrato dall’Istat, sarà molto probabilmente assorbito del tutto da una crescita ‘zero’ nel migliore degli scenari. Andranno quindi ben calibrate le richieste di flessibilità sui conti per non trovarsi a settembre con le mani legate davanti alla manovra vera e propria. Quella che, nelle intenzioni ribadite ancora in questi giorni, dovrebbe finanziare la riforma dell’Irpef.