La Repubblica
Chiara Ugolini
“Rialto no se toca” e “Mile ani de pescaria non se buta via”: sono questi gli slogan che si trovano sulle pareti del mercato di Rialto, il più antico di Venezia, luogo di scambio di merci fin dal 1097. Dal 1907 è ospitato dal palazzo neogotico della Pescaria e oggi lotta con i mali della città sulla Laguna: lo spopolamento e l’assalto del turismo “mordi e fuggi” e naturalmente l’acqua alta. Che in questi ultimi mesi ha più volte messo a dura prova i bancaroli, che però non hanno gettato la spugna.
Il mercato, diviso fra la Loggia della Pescheria e il Campo de l’Erbaria (Piazza delle Erbe), è ancora oggi un luogo imprescindibile per il viaggiatore e il cuore pulsante di un quartiere, Rialto originariamente Rivo Alto, tra i più antichi della città. Sui muri delle Logge si possono ancora vedere le lunghezze minime dei diversi pesci, stabilite sotto il Doge: sardella 7 cm, branzino 12. Sulla sponda occidentale del Canal Grande, a due passi dal celebre Ponte di Rialto, il mercato si raggiunge a piedi ma anche grazie alla gondola traghetto, che per due euro ti fa provare l’esperienza low cost di attraversare un canale, quello che mette in corrispondenza il sestiere di San Marco con quello di San Polo, grazie alla forza delle braccia di un gondoliere.
In passato la Loggia della Pescheria era affollata di banchi, ora ne rimangono sei o sette che resistono con fierezza alla crisi economica e ai guai della città. I bancaroli si dividono tra due fazioni: quelli che vorrebbero che il mercato tornasse a essere quello di un tempo, più banchi, più gente, più acquisti e chi, più consapevole della società che cambia, sarebbe pronto anche ad una piccola rivoluzione. “Ogni tanto qualche assessore ci propone di fare pesce fritto – ci dice uno di loro – ma non fa per noi, il mercato è questo qua”. Non tutti però sono contrari e, nell’attesa che qualcosa si muova, tutto intorno al mercato si moltiplicano le trattorie e i bacari, le tipiche osterie dove si bevono i bianchetti facendo uno spuntino (cichéto spesso proprio a base di pesce), che osservano gli orari del mercato e sfruttano la sua vitalità.
Pescivendolo Nino Zane
Una delle anime storiche della Loggia, Nino Zane lavora al mercato da quando era bambino, più di 50 anni. “Non ho fatto le scuole, non ho fatto il militare, andavo a pesca con mio padre e lavoravo qui” racconta. Quattro generazioni di pescivendoli, oggi accanto al signor Nino ci sono i figli e i nipoti.
Pescivendolo Mario Trevisan
Mario Trevisan, altro storico pescivendolo, le scuole le ha fatte, ma appena finivano, a giugno, correva ad aiutare il padre al banco. “Poi dai 14 anni ho cominciato a venire sempre” racconta, “per 5 anni ho lavorato in una fabbrica del vetro a Murano, ma poi la fabbrica ha chiuso e da allora son sempre qui. Anche se oggi sono in pensione vengo tutti i giorni ad aiutare mio figlio e mio nipote”.
Pescivendolo Andrea Vio
Quarant’anni dietro il banco anche per Andrea Vio. La sua famiglia ha il banco da sessant’anni, erano quattro fratelli, tre hanno scelto di vendere pesce. Per il futuro dei suoi nipoti però è preoccupato: “Se la città si spopola noi cosa diventiamo? Figuranti che fanno finta di essere, se non ci fossimo noi col pesce, gli altri con la frutta e la verdura le carovane di turisti cosa verrebbero a vedere?”
Fruttivendolo Walter
Dal lato delle Erbe c’è la bottega del fruttivendolo Walter con la famiglia Santin, uno spazio chiuso ma che osserva gli orari del mercato. In passato aveva una bancarella, poi ha avuto un’occasione e ha scelto uno spazio con un tetto sulla testa. “Qui una volta c’era il mercato generale, dove venivano a rifornirsi tutti i bottegai, ma circa quindici anni fa è stato spostato e siamo rimasti in pochi – racconta -. Nel frattempo poi anche la richiesta è cambiata: meno quantità e più qualità e primizie”.
Fruttivendole Manuela e Elisabetta
Sono due cognate, Manuela e Elisabetta, che portano avanti la tradizione di famiglia: un banco di frutta e verdura al mercato di Rialto da sessant’anni. Nonostante intorno al loro continuino a chiudere banchi, le due donne non si danno per vinte grazie alla clientela storica. “Molti però sono andati a vivere in terraferma, per fortuna ci sono i turisti che stanno cambiando un po’ le loro abitudini. Non mangiano solo al ristorante, e un po’ di spesa la fanno” dice Manuela.
I compari
Da poco più di un anno il padovano Simone ha aperto una pulperia, tappa imprescindibile per chi arriva a Rialto. Dopo aver lavorato in vari locali ha finalmente uno spazio suo dove far apprezzare il polpo bollito, come da tradizione della provincia di Padova, e specialità stagionali come i bovoetti (piccole conchiglie) in estate e le masenette (piccoli granchi) in autunno. Ma oltre al piatto forte del polpo, vini e cicchetti della tradizione veneta non mancano, un aperitivo e una pausa pranzo deliziosa ma non fate tardi perché I compari osservano l’orario di mercato: alle 3 e mezza, massimo 4, chiudono.
Casa del parmigiano
La gastronomia che dà sull’Erberia ha più di ottant’anni, gestita sempre dalla famiglia Aliani, ex casari che negli anni Trenta hanno lasciato la campagna parmigiana. I primi tre giorni della settimana la Casa del Parmigiano fa l’orario del mercato, da giovedì a sabato apre anche il pomeriggio. Formaggi di ogni genere e salumi da portare a casa, ma anche da degustare sul posto come aperitivo in piazzetta.
Pescaria Wine bar
Locale piccolissimo che affaccia sul mercato, aperto dalla mattina per le colazioni fino a notte fonda. Punto ideale per un cappuccino o per un’ombra, bicchiere di vino accompagnato da un tramezzino e da un panino. Dopo l’aperitivo, celebri gli spritz, alcune sere si fa anche musica.
Wenice Streetfood
Sarde in saor e moscardini in umido, l’insalata di piovra o il fritto misto: c’è anche lo streetfood nei pressi del mercato. Per chi va di corsa un piccolo spazio ma un’ottima cucina, a prezzi contenuti, da degustare sul posto ma anche take away come i cicchetti da asporto.