Da Eco dalle Città – Paolo Hutter
Diciotto tonnellate di ortofrutta recuperata e distribuita in nove giorni di intervento è un record per una piccola associazione come la nostra. Ma questo non è un pezzo scritto per autoringraziarci e raccontarci ma per cercare di contribuire a capire la evoluzione e la natura dei problemi. Queste 18 tonnellate sono state prelevate dal Caat ( mercato generale grossisti ortofrutta) e dalla grande azienda Battaglio di Torino. Donazioni o cibo salvato dal ciclo dei rifiuti? Questo è un primo problema. Spesso la distinzione è sottile. In ogni caso tutta questa ortofrutta non è stata sottratta ad altri enti ” benefattori e/o recuperatori” che hanno continuato o intensificato la loro attività, nè è stata sottratta al commercio.
Andiamo con ordine, Sta terminando la seconda settimana della nuova avventura di Eco dalle Città ( progetto Repopp/ Sentinelle dei Rifiuti/ Ecomori/ Food Pride pagina Facebook Sentinelle dei Rifiuti gruppo fb Torino Salvacibo) nel campo del recupero dell’ortofrutta invenduta. Già l’inizio della emergenza aveva provocato cambiamenti nell’attività per noi incentrata da oltre tre anni nel mercato di Porta Palazzo. Già ci eravamo “allargati” a mercati diversi, via Porpora e corso Cincinnato. Poi il mercato di Porta Palazzo è stato chiuso e dal giorno successivo abbiamo esteso a sei giorni su sei l’intervento agli altri mercati e poco dopo “aperto” l’intervento anche al mercato di piazza Foroni.
Ma la svolta è venuta quando abbiamo deciso di accompagnare e aiutare il camion di Abdul e Younes ambulanti di Porta Palazzo che andavano e vanno al Caat a rifornirsi di ortofrutta sottocosto o in parte regalata per poi distribuirla nella zona delle case popolari di via Maddalene.
Come descritto in altri articoli lì è poi emerso il problema di queste distribuzioni piu o meno autogestite, se siano da considerarsi ASSEMBRAMENTO. Dopo che i vigili si sono scusati di aver multato i due collaboratori di Eco dalle Città, altre distribuzioni sono state organizzate dal giovane abitante Billi Suleimanovic che ha organizzato una sorta di comitato organizzatore. E poi sia vigili che polizia che carabinieri sono passati nei giorni successivi considerando legittime le code ben distanziate che erano state formate. La linea generale del Comune di Torino ( ancora più rigido quello di Milano) è che non ci dovrebbero essere distribuzioni con la gente in coda ma che il cibo regalato lo si divida in pacchi e lo si porti a domicilio in base a liste di bisognosi. Questa linea generale fatta per il distanziamento sociale è una regola? Evidentemente no, se no vigili polizia e carabinieri avrebbero interrotto le file in via Maddalene. Probabilmente si rendono conto che non si possono vietare le fila per una cassetta di cibo donato mentre sono autorizzate quelle per COMPRARE il cibo. Con questa frase non si vuole sostenere che il tentativo di spostare le distribuzioni sulla consegna a domicilio sia vano, anzi, ma forse non può essere l’unica modalità in una fase di bisogno crescente e difficilmente formalizzabile.
Andando con ordine, dopo aver iniziato a “seguire” il camion generoso e un po’ corsaro dei due marocchini abbiamo chiesto e ottenuto dal direttore del Caat il diritto a entrare come Eco dalle Città nel grande vortice coi grossisti e abbiamo iniziato a recuperare in proprio, Contemporaneamente – attrraverso contatti della rete Aurora – maturava il rapporto col grossista Battaglio, adiacente. Poi abbiamo lasciato che il camion marocchino continuasse i suoi giri e abbiamo avviato la collaborazione con VIVI Balon interessata ad aiutare i propri aderenti rom, completamente a terra con lo stop alle attività di recupero e rivendita di materiali ed oggetti. Abbiamo proseguito con i furgoni di vivi Balon e poi anche con un camion di Consorzio Equo,riempiendo camion o furgoni con le donazioni dei grossisti del Caat e del mega grossista Battaglio.
Se non le avessero donate a noi sarebbero finite nei rifiuti, prima o poi. C’ è un problema contingente: con la chiusura del mercato di Porta palazzo ci sono più eccedenze al Caat e da Battaglio perchè manca lo sbocco di minore qualità e prezzo. Ma c’è anche un solito solito problema generale: ci sono sempre eccedenze di frutta e verdura. Adesso si sta parlando del rischio che la frutta in molte regioni non venga raccolta, quella di stagione.In questi giorni i nostri attivisti distributori sul campo, Giulio Baroni operatore-capo più Luigi Crea prima e Kabir Bah poi, talvolta hanno trovato difficoltà a “piazzare” la frutta e verdura pur trattandosi di regalo. Se poi si tratta di verdura che non si può cuocere, come l’insalata, ancora più difficoltà. I luoghi “serviti” o interpellati sono stati quasi tutti i nodi/snodi della rete di sedi associative o parrocchie presenti nella rete comunale, più altri nodi sboccianti come il Cecchi Point, più centro sociali parrocchie case occupate e da ultimo i campi rom ( che meritano un articolo a parte) di cui si sono occupati Salvatore Planeta e Cristina Grosso di Vivi Balon. Tutti quelli che si occupano di emergenza cibo stanno entrando nell’ottica di promuovere il consumo di frutta e verdura che oltretutto fanno bene alla salute.
Quante persone hanno mangiato qualcosa di queste nostre 18 tonnellate, 18 mila chili? In una città di 850 mila abitanti, a quanti arriva cibo gratis, almeno in parte? A quante persone sarebbe giusto che arrivi? Questi sono interrogativi di politiche sociali. La nostra esperienza, partita dal tema ecologista di non sprecare si è incrociata completamente con le politiche sociali.
Ma alle domande sulle politiche sociali si può dare una parziale risposta anche guardando al lato ecologico. Indipendentemente da cosa si risponde alla domanda ” a chi è necessario e giusto fornire cibo gratis” , in una crisi sociale legata alla pandemia è ancora meno ammissibile che si sprechi cibo. Tutto il cibo che rischia di essere buttato andrebbe salvato e regalato.
Per questo abbiamo avviato uno stretto dialogo col Caat di Torino Grugliasco e stiamo cominciando anche con Ortomercato a Milano. Per questo però occorre anche capire se c’è ancora cibo da salvare – non solo da farsi regalare ma proprio da salvare – nei supermercati e negozi.